Società

Sulla sabbia o sulla roccia?

Bene comune: espressione troppe volte usata e abusata per mascherare il proprio tornaconto o, semplicemente, dei proclami ad effetto, che oggi sentiamo tristemente vuoti. Problema che riguarda certamente il profilo personale, ma anche quello sociale, collettivo

Frastornati dalle notizie che ci stanno piovendo addosso, e che ancora una volta mettono in evidenza non tanto le “eccellenze”, ma le crepe della nostra città, che addirittura si nascondono proprio dentro alcune di queste (presunte tali, diremmo oggi), avvertiamo ancora di più il bisogno di fermarci per capire cosa ci sta succedendo. Per passare da una semplice reazione emotiva, che ci vede adesso tutti compatti nel prendere le distanze e nel riprovare atteggiamenti fraudolenti, ad una indignazione che diventa capacità di porre gesti e scelte che si fondano su criteri “sani”, che obbediscono non ad interessi personali, ma al bene comune. Espressione, anche questa, troppe volte usata e abusata per mascherare invece il proprio tornaconto o, semplicemente, dei proclami ad effetto, che oggi sentiamo tristemente vuoti. Problema che riguarda certamente il profilo personale, ma anche quello sociale, collettivo.

Risuonano, non solo ancora vere, ma anche dolorosamente attuali e pungenti, le parole che il vescovo ha rivolto alla città, nel Messaggio di sant’Ilario del 2010.
“Città aperta ad una coscienza coerente. L’aggettivo, a dire il vero, è in più. La coerenza,infatti, è attributo interno alla coscienza morale, ma qui lo ribadisco: se abbiamo riconosciuto la dignità della persona, la grandezza di fare famiglia e di generare, il valore dei giovani, la necessità dell’educazione, dobbiamo essere coerenti, in tutti i modi e le forme… Ognuno lo sia a partire dal vescovo e dalla Chiesa. Non abbiamo paura a porre delle gerarchie di importanza, a fare anche scelte forti, a negarci addirittura, se necessario, alcune cose tradizionali e di lustro, per mettere le nostre risorse in questo quadro di valori non solo perché non vengano meno, ma perché costituiscono il futuro di Parma”.

Parole che disegnano anche passaggi che siamo chiamati a compiere con le prossime elezioni, tracciando le coordinate entro cui si possono (o, meglio, si devono) collocare i programmi di chi si candida a servire la città come amministratore. Se ci sono alcune scelte, su cui è possibile divergere, e che potremmo definire “facoltative, opzionali”, ce ne sono invece altre che rappresentano condizioni irrinunciabili, costituiscono le fondamenta della nostra casa comune, perché non si sgretoli alla prima mareggiata.

(*) direttrice “Vita Nuova” (Parma)