39ª edizione

Pellegrinaggio Macerata-Loreto: circa 100mila fedeli in cammino. La telefonata del Papa: “Un grande abbraccio!”

Il pellegrinaggio, quest’anno più di altre volte, ha toccato una dimensione internazionale con presenze straniere di pellegrini e di ospiti, dalla Svizzera alla Germania, dall’Angola al Ghana, dal Sudamerica all’Asia, dentro una proposta valida per tutti, che è quella di affrontare il cammino con una domanda di senso nel cuore che è al centro della missione evangelizzatrice della Chiesa. Quella Chiesa in uscita che vuole raggiungere ogni periferia del mondo

39° pellegrinaggio Macerata-Loreto

“Mi ami tu?”, è la domanda che ha accompagnato il cammino dei quasi 100mila fedeli che domenica 11 giugno hanno raggiunto all’alba, percorrendo i circa 30 chilometri dell’hinterland marchigiano, la Santa Casa di Loreto, dopo essere partiti la sera prima dallo stadio “Helvia Recina” di Macerata. Una tradizione che si ripropone da 39 anni, per volere dell’allora insegnante di religione don Giancarlo Vecerrica, oggi vescovo emerito di Fabriano-Matelica, come gesto di ringraziamento per la fine dell’anno scolastico. Erano 300 il primo anno per il pellegrinaggio Macerata-Loreto, oggi sono circa 100mila e migliaia di giovani che scelgono di trascorrere un sabato sera così inedito e rivoluzionario.

“Mi ami tu?”, il titolo di quest’anno.

Lo ha ricordato Papa Francesco che per la quinta volta consecutiva ha chiamato in diretta telefonica prima della partenza per salutare i numerosi pellegrini che si apprestavano a seguire la Messa celebrata dal cardinale Kevin Farrell, prefetto del nuovo Dicastero per i laici, la famiglia e la vita: “La domanda del tema di quest’anno è molto bella – ha subito detto il Papa al telefono – la frase di Gesù a Pietro, ‘Mi ami tu?’, ha due sensi, come le strade. Gesù chiede a me se lo amo ma anche io posso chiedere a Gesù se mi ama”, ha spiegato il Santo Padre, invitando a percorrere i 30 chilometri fino a Loreto, ascoltando la voce di Gesù e sentendo nel proprio cuore la sua risposta alla nostra domanda: “Gesù mi ami tu?”. E ancora: “Un abbraccio grande, un abbraccio grande! Vi auguro un buon pellegrinaggio, ma con questa frase a doppio senso: Gesù a me: mi ami tu? E io a Gesù: mi ami tu? Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca”.

A marzo, a Roma, parlando ai parroci della diocesi, il Papa aveva già messo a fuoco il tema di questo 39° Pellegrinaggio. Secondo Francesco, il Signore, rivolgendosi a Pietro, il suo amico preferito, con quella frase, aveva salvato il pescatore di Galilea dalla tentazione più grave:

quella di non ritenersi più degno della cosa che più desiderava al mondo, “essere amico di Gesù”.

Ecco il leit-motiv di questo pellegrinaggio: il bisogno di Gesù, di una compagnia che sostenga la vita, in quella banalità quotidianità che, dice Pavese, taglia le gambe, come nelle tragedie che scuotono la terra, e l’essere umano, fin nelle sue fondamenta. La gente ha bisogno di camminare insieme, nel pellegrinaggio come nella vita.
Anche nell’omelia del cardinale Farrell è suonato con chiarezza il riferimento alla domanda di Gesù a Pietro che lo aveva rinnegato tre volte: “Papa Francesco – ha sottolineato il cardinale – mette in evidenza un modo particolare di procedere di Gesù. Chiedendo nella prima domanda ‘Mi ami più di costoro?’ Gesù parte da qualcosa che forse nella stessa cerchia degli apostoli era riconosciuto da tutti: un attaccamento e un affetto per il Maestro da parte di Pietro, superiore agli altri. Nella seconda domanda, Gesù chiede semplicemente ‘mi ami?’ senza più paragoni con gli altri. E infine nella terza domanda chiede ‘mi vuoi bene come amico?’ che non contiene alcun rimprovero o correzione e corrisponde ad un desiderio profondo di Pietro, quello di essere amico di Gesù. Un desiderio che in quel momento rischiava di spegnersi”.

E il cardinale ha lanciato un vibrante appello ai giovani:

“Nonostante i tradimenti, più o meno grandi, Gesù non vi rifiuta la sua amicizia, anzi in questa notte vi chiede ancora una volta di amarlo perché non vi ritiene indegni di essere suoi amici”.

Quello spirito di amicizia che ha percorso anche le parole del vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, presente con una testimonianza video all’inizio del cammino per portare il suo messaggio di speranza alle popolazioni terremotate, da Amatrice nella sua diocesi, a Norcia, Pieve Torina, Camerino, tutte tappe attraversate dalla fiaccola della pace, benedetta dal Papa nell’udienza generale di mercoledì 7 giugno in piazza S. Pietro e che ha raggiunto lo stadio di macerata prima della partenza per essere accesa nel braciere.

“Ciò che conta – ha ricordato mons. Pompili – è riscoprire la solidarietà non come l’emozione di un momento, ma come un impegno anche strutturale che metta mano a quelle priorità per troppo tempo silenziate. Papa Francesco incontrando le popolazioni terremotate, ha indicato tre cose concrete da cui ripartire: il cuore, le mani, le ferite con le cicatrici”.

Un pensiero ai terremotati, ma anche ai migranti, ai cristiani perseguitati, a chi vive situazioni di sofferenza a causa della guerra, ai tanti giovani. E questo pellegrinaggio, quest’anno più di altre volte, ha toccato una dimensione internazionale con presenze straniere di pellegrini e di ospiti, dalla Svizzera alla Germania, dall’Angola al Ghana, dal Sudamerica all’Asia, dentro una proposta valida per tutti, che è quella di affrontare il cammino con una domanda di senso nel cuore che è al centro della missione evangelizzatrice della Chiesa. Quella Chiesa in uscita che vuole raggiungere ogni periferia del mondo. Da Panama è giunto anche l’arcivescovo del Paese che ospiterà la prossima Gmg del 2019 mons. Josè Domingo Ulloa Mendieta per raccogliere il testimone di una fede che non ha confini. Mentre da Fatima il presule della diocesi portoghese, mons. Antonio Marto, ha inviato il suo messaggio per ricordare i 100 anni delle apparizioni della Madonna e dare un segno tangibile della comunione viva di Fatima con la Santa Casa lauretana. L’Europa non è rimasta a guardare e, tramite il presidente del Parlamento, Antonio Tajani, ha fatto sapere “quanto sia impressionante assistere allo spettacolo di questa folla di persone provenienti da tutta Europa, giovani e meno giovani, che si riunisce per pregare, contemplare, trovare la speranza o rafforzare le proprie convinzioni”.

All’arrivo a Loreto come ogni anno sono stati posti ai lati del sagrato del Santuario alcuni bracieri dove sono stati bruciati i tantissimi fogli di carta con le intenzioni di preghiera e le invocazioni scritte a mano, portate in tasca tutta la notte e consegnate ora a Maria nella richiesta di una speranza e di un conforto. Stanchezza e fatica, ma anche certezza di un abbraccio sicuro e di uno sguardo materno.

(*) direttore “L’Azione” (Fabriano-Matelica)