Società

Dopo la tragedia in Val di Susa un invito: in auto no alle liti, sì alla mitezza

Papa Francesco ha suggerito di “essere mite”: “È una delle beatitudini, essere mite e avere un atteggiamento mite non significa essere stupido, significa dire le cose con tranquillità, senza ferire. Dobbiamo reimparare la mitezza”

Ci sono svariate buone ragioni per moderare o cancellare quell’abitudine purtroppo diffusa di litigare con altri automobilisti.
Un auspicio ancora più opportuno in questi giorni, dopo il tragico inseguimento condotto dal conducente di un furgone a una coppia di fidanzati in moto, costato la vita ad una giovane donna.
La prima buona ragione è la prudenza. I casi estremi e tragici come quello di val di Susa non sono proprio isolati. E non si può mai sapere in che condizioni di alterazione è l’altro automobilista. Avere ragione non è sufficiente per avviare un alterco con qualcun altro.
La seconda ragione sta nel fatto che le strade non sono ring né campi di battaglia. Si può subire un torto, mentre si è al volante, ma non per questo ci si deve arrabbiare con violenza. A che pro farlo? Si mettono le cose a posto? Si “educa” l’altro che ha infranto una regola? Proprio no. Semmai si peggiora la propria giornata e si avvelena il clima anche all’interno del proprio abitacolo, con la moglie o il marito, i figli…
Utopia un tono di voce il più possibile sereno? Impossibile dialogare – nel caso – con lo sconosciuto dell’altra vettura, per confrontarsi e capirsi?
Beh, qualcun altro, ben più autorevole, che la pensa così c’è. Papa Francesco, un paio di mesi fa, a settemila studenti in aula Paolo VI si è rivolto così: “È sufficiente andare per strada in ora di punta e, magari un motorino si mette di lato e c’è una macchina dall’altra parte e subito, invece di dire ‘scusa’, incomincia la litania di parolacce, una dietro l’altra. Siamo abituati ad insultarci. Ma per favore, impariamo a dire ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ ma non l’insulto. Insultare è fare una ferita nel cuore degli altri. Leggete nel Nuovo Testamento la lettera dell’Apostolo Giacomo, è piccolina: lui dice che l’uomo e la donna che dominano la lingua sono perfetti ma è tanto difficile dominare la lingua perché sempre ci viene questa tentazione di insultare, fare i terroristi”.
Il Papa ha suggerito “l’atteggiamento contrario: la mitezza. Essere mite è una delle beatitudini, essere mite e avere un atteggiamento mite non significa essere stupido, significa dire le cose con tranquillità, senza ferire. Dobbiamo reimparare la mitezza”.

(*) “Gente Veneta” (Venezia)