Città
Negli ultimi giorni una escalation di violenza che lascia senza parole. Ma ormai anche in un luogo relativamente tranquillo, come è sempre stata considerata la provincia di Pavia, sembriamo esserci abituati a fatti del genere. Dobbiamo giustamente pretendere un controllo più capillare del territorio. Ma non basta
Tre notizie tratte dalla recente cronaca provinciale.
Lunedì 3 luglio, un 18enne di Stradella colpisce con una coltellata al cuore un 17enne di Broni; i due avevano litigato la sera prima per una ragazza; il giovane di 17 anni muore il giorno dopo al San Matteo.
Lunedì 10 luglio, nel pieno centro di Garlasco, un 43enne del posto fredda con un colpo di pistola un uomo di 30 anni di Ottobiano: un’esecuzione a bruciapelo, dopo una lite, davanti agli occhi atterriti della moglie incinta della vittima e di decine di persone.
Nella notte tra sabato 15 e domenica 16 in un condominio di Vigalfo, frazione di Albuzzano, un uomo dà fuoco al vicino di casa perché “troppo rumoroso”.
Una escalation di violenza che lascia senza parole. Ma ormai anche in un luogo relativamente tranquillo, come è sempre stata considerata la provincia di Pavia, sembriamo esserci abituati a fatti del genere. Dobbiamo giustamente pretendere un controllo più capillare del territorio; è un discorso che riguarda anche situazioni allarmanti, come quelle registrate nell’allea di viale Matteotti a Pavia. Ma non basta.
Il primo passo da compiere è un cambiamento radicale delle nostre vite: un compito che deve vedere protagonista, prima di tutto, la comunità cristiana. In una società in cui sembrano contare solo i soldi, l’aggressività, l’individualismo, dobbiamo convincere i nostri giovani che si può vivere in un altro modo. La vita bella, che ci indica Gesù nel Vangelo, significa condivisione con gli altri e anche rinuncia. Una vita non più avvelenata dalla violenza.
(*) direttore “Il Ticino” (Pavia)