Assisi
Con questa iniziativa (l’inaugurazione è stata il 20 maggio scorso) l’arcivescovo ha voluto richiamare l’attenzione sull’attualità del messaggio del Poverello che ancora oggi interroga il mondo politico ed economico e la stessa Chiesa per una “società più giusta e solidale”
Un santuario per ricordare il gesto straordinario di san Francesco di spogliarsi di tutto per fare spazio a Dio: è il santuario della Spogliazione ad Assisi, inaugurato il 20 maggio scorso. Con l’arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, che ha avuto l’intuizione di erigere il santuario nella chiesa di Santa Maria Maggiore, riflettiamo su come questo possa fungere da monito e profezia anche per il mondo di oggi per una società più giusta e solidale.
Eccellenza, durante la messa del 20 maggio, ha detto che il santuario impegna tutti: in che modo aiuta il mondo della politica e della finanza e la stessa Chiesa a interrogarsi?
Spogliandosi di tutto, Francesco fece un gesto radicale. Poneva una profezia. Il contrasto con il padre si era sviluppato intorno all’uso del denaro. Per Pietro di Bernardone il denaro era l’idolo. Per Francesco era solo uno strumento di carità. Intorno al tema dei soldi – lo si chiami finanza, mercato, banca, economia globale… – si gioca gran parte del nostro futuro. Le statistiche mostrano come, a fronte di pochissimi che diventano sempre più ricchi, c’è un numero sterminato di poveri che mancano del necessario.
La profezia di Francesco invita a costruire un futuro diverso.
Non è un messaggio per pochi asceti. Riguarda anche la politica, l’economia, l’ordine sociale. Come Chiesa dobbiamo riscoprire il modello della prima comunità cristiana. È tempo di una nuova solidarietà, che non si limiti alla piccola elemosina.
Il nuovo santuario – ha scritto Papa Francesco – è profezia di una società più giusta e solidale.
Al di là dell’aspetto sociale, qual è il cuore di questa profezia?
È un messaggio che rinvia a Cristo. Nel nuovo santuario non è evocato soltanto il gesto di Francesco. Prima ancora si ricorda quanto Dio stesso ha fatto, “spogliandosi” in qualche modo della sua gloria per assumere la nostra carne fino a farsi inchiodare alla croce.
Il santuario della Spogliazione ha uno spiccato senso cristologico.
Francesco si spogliò perché voleva essere conforme a Cristo. Nel sussidio predisposto per i pellegrini del nuovo santuario, prima ancora delle fonti francescane, c’è una sezione di spunti “biblici” per una spiritualità della spogliazione. Il logo ne esplicita il senso pieno: “spogliarsi” per rivestirsi di Cristo. È qui la chiave.
Nella lettera che il Papa le ha inviato fa riferimento ai giovani e all’importanza del santuario della Spogliazione per il loro discernimento e la loro vocazione. Ci sono iniziative particolari in tal senso?
Finora non si era riflettuto abbastanza sul fatto che la spogliazione non riguardò un Francesco isolato. Di fronte a lui c’era il vescovo Guido, che lo aveva ascoltato e accompagnato anche prima di quel momento. Il gesto di Francesco, per quanto imprevedibile, non lo trovò impreparato. Il Papa ha voluto sottolineare questo aspetto, stimolando la Chiesa a prendersi cura dei giovani come il vescovo Guido si prese cura del giovane Francesco.
Il nuovo santuario è così un luogo propizio per il discernimento e, insieme, per riproporre la condizione giovanile alla speciale cura della Chiesa.
Per ora, sul piano della proposta ai giovani, siamo solo alle prime battute. Ma iniziative sono in cantiere.
In questo primo periodo di apertura del santuario, quali frutti ha già raccolto e cosa si aspetta per il futuro? Chi sono i suoi frequentatori più assidui?
Mi ha impressionato l’adesione che questo nuovo santuario ha suscitato. I primi ad aderire sono stati gli assisani stessi. Il Francesco che compie il gesto della spogliazione è un giovane di questa città. Intorno a lui non ci sono ancora i francescani. C’è una famiglia, un vescovo, dei concittadini.
Assisi ha trovato in questo santuario una speciale memoria di se stessa.
Ma, al di là di Assisi, le attività che abbiamo promosso per l’inaugurazione del santuario hanno chiaramente dimostrato quanto le diverse dimensioni insite nel messaggio della spogliazione abbiano interessato diverse categorie di persone. Già tanti gruppi stanno venendo. Mi auguro che i giovani siano i frequentatori più numerosi e interessati.
Ogni 20 del mese si organizza una giornata di preghiera e riflessione: qual è l’obiettivo?
L’obiettivo è veicolare il messaggio del santuario in modo che possa toccare la vita. Si propongono temi da approfondire e assimilare.
Temi che chiedono un esame di coscienza, anzi un impegno di conversione.
La Giornata nazionale del Creato quest’anno si è celebrata a Gubbio, ma anche Assisi è stata protagonista con due appuntamenti: il 31 agosto la conferenza su economia e creato e il 1° settembre proprio dal santuario della Spogliazione è partito un pellegrinaggio con un’azione simbolica ecumenica. Che ruolo gioca Assisi sul fronte ambientale ed ecumenico?
La spogliazione di Francesco è un preludio del Cantico di Frate Sole. Svestendosi per essere uomo dell’essenziale, il Poverello scopre il creato in termini di famiglia. Il Sole diventa fratello, la luna diventa sorella, e così tutte le cose. Persino egli canta “sora nostra morte corporale”.
L’interesse per l’ambiente sta diventando sempre più grande. Nella Chiesa è anche un particolare punto di incontro ecumenico. Francesco è in questo un grande maestro.
Non a caso la “Laudato si’” di Papa Francesco ha come leit motiv proprio il Cantico. Per mettere in evidenza questo aspetto, da alcuni anni, dalla Sala della Spogliazione – cuore del nuovo santuario – ogni primo di settembre parte un pellegrinaggio a piedi in direzione di Gubbio, sulle orme del percorso che il Santo stesso fece dopo il clamoroso gesto compiuto in vescovado. Quest’anno le diocesi di Assisi e Gubbio hanno collaborato in modo speciale sul tema della custodia del creato.
Mi auguro che tutto ciò sia di stimolo per l’impegno di tutti – dai singoli ai responsabili dell’economia e della politica – per un mondo più vivibile e bello.