Solidarietà
Sono 22 i giovani pinerolesi che, accompagnati da don Bruno Marabotto, stanno vivendo la loro esperienza missionaria nel nord est del Brasile, presso la missione di Cicero Dantas delle suore Giuseppine. Sono ragazzi che hanno terminato la scuola superiore e per i quali quella in terra carioca “sarà un’esperienza unica e forte”. Ne dà notizia il periodico “Vita Diocesana Pinerolese” che ha pubblicato anche le testimonianze raccolte dal Centro missionario diocesano, diretto da Lucia Bertolo e Francesco Pagani, di altre persone che hanno deciso di trascorrere un po’ di tempo per i più poveri del mondo in Africa e Sud America. Don Giovanni Piumatti e don Giuseppe Sibona sono in Repubblica democratica del Congo, dove a breve arriveranno anche i quattro lusernesi Tommaso, Rinaldo, Matteo e Piera. “Vivere in Africa mi ha sempre fatto avvertire una sensazione gioiosa profondissima”, rivela don Piumatti. Una ventina di giorni fa nella sua parrocchia sono stati rapiti due sacerdoti – don Pierre Akilimali e don Charles Kipasa – in seguito ad un attacco di gruppi miliziani che hanno distrutto diversi locali e terrorizzato la popolazione locale. Il Paese – racconta – sta attraversando una situazione per niente tranquilla, con scontri e mobilitazioni della popolazione. In Tanzania è stata, invece, Elisa Zaccagna. A Tosamaganga, nei pressi della città di Iringa – sud-ovest del Paese – ha visitato, oltre all’orfanotrofio, l’ospedale che assiste ragazzi con disabilità fisiche. Successivamente si è spostata a Dar es Salaam – sulla costa centro-orientale – presso una missione salesiana dove operano diverse suore africane ed una suora polacca nella periferia della città. Destinazione Angola, infine, per Marco Pratesi e Bianca Nucci, entrambi impegnati in attività per il Cuamm – Medici con l’Africa. Pratesi è partito ad aprile per Chiulo, nella provincia del Cunene, dove in queste settimane è raggiunto da Nucci. Il medico racconta che all’ospedale di Chiulo manca tutto e da settimane le ostetriche lavano e riusano i guanti non sterili per assistere le partorienti, mentre gli altri reparti cercano di farne a meno.