Dopo le elezioni
Il 23 agosto la popolazione dell’Angola è andata al voto per eleggere il nuovo presidente e il nuovo Parlamento. Ha vinto di nuovo il partito Mpla, al potere dall’indipendenza nel 1975. Ma è cambiato il presidente: ora è Joao Lourenço, ex ministro della Difesa e delfino del presidente uscente Edoardo Dos Santos, che ha governato il Paese per 38 anni. Ecco lo scenario angolano…
L’Angola è appena uscita da una tornata elettorale che ha visto l’elezione di Joao Lourenço, 63 anni, ex ministro della Difesa del partito Mpla (Movimento popolare di liberazione dell’Angola). Lourenço è il delfino del presidente uscente Edoardo Dos Santos, che ha governato il Paese per 38 anni. L’Mpla ha conquistato la maggioranza assoluta dei 220 seggi in Parlamento. Per cui cambierà poco o nulla, se non il nome del presidente. Che sarà sicuramente ben accetto dalla comunità internazionale, Italia compresa, visto che al ministero della Difesa angolano – secondo il quotidiano in line Africa ExPress – lo scorso anno abbiamo venduto armamenti per oltre 88 milioni di euro. L’Angola – 28,8 milioni di abitanti e un Pil pro capite di 3.110 $ nel 2016 – è una delle tre economie più forti dell’Africa insieme al Sudafrica e alla Nigeria, grazie ai proventi di risorse come petrolio, diamanti e gas naturale. È il secondo produttore di petrolio dopo la Nigeria. Però tutta la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi: negli anni si è creata una sorta di oligarchia agiatissima e corrotta che possiede società petrolifere, compagnie telefoniche ed esercita un forte controllo sui media e sulla società civile, che non è organizzata né libera di esprimersi. Noto alla cronache è l’impero della figlia del presidente uscente, Isabel Dos Santos, a capo della Sonangol, la compagnia petrolifera di Stato, una delle donne più ricche dell’Africa. Il fratello, José Filomeno Dos Santos, amministra il Fondo statale petrolifero. Così, mentre la capitale Luanda vanta nuovi lussuosi edifici e infrastrutture realizzate grazie all’ottima amicizia con la Cina, il 36% della popolazione, specie nelle zone rurali, continua a rimanere povero. La disoccupazione è al 26%, c’è un’enorme disparità di genere, l’accesso ai servizi sanitari e a un’istruzione di qualità è solo per i ricchi. Tutto ciò è aggravato dagli effetti della recessione. Dopo anni di Pil in forte crescita il calo del prezzo del petrolio nel 2015 (da 51 a 37 dollari nel 2015) ha portato l’inflazione al 40% nel 2016.
Scuola e sanità scadente. “C’è un’ampia fascia della popolazione con istruzione molto bassa e grandi difficoltà di accesso ai servizi sanitari e sociali”, spiegano al Sir fonti locali che chiedono di mantenere l’anonimato. “Quando i pazienti vengono ricoverati – raccontano – devono portarsi medicine e siringhe perché negli ospedali non ci sono farmaci. Per curarsi bisogna andare nelle cliniche private costosissime. C’è molto machismo, nelle zone rurali gli uomini non fanno quasi nulla e le donne vengono trattate come schiave, costrette ad occuparsi di tutto; le scuole sono scadenti, i figli dei ricchi pagano università molto costose o vanno a studiare in Portogallo. E per entrare in un posto di lavoro pubblico vige la logica clientelare”.
Controllo sociale e scarsa libertà di stampa. E poi c’è il problema del controllo sociale: le televisioni e le altre testate giornalistiche negli ultimi anni sono state una voce unica celebrativa del governo e del partito presidenziale Mpla. Ogni voce contraria è stata messa a tacere (specie quando si parla di corruzione), le Ong locali fortemente contrastate, i dati ufficiali distorti, il dissenso punito. Nel 2015 erano stati arrestati una ventina di giovani, poi scarcerati dopo mesi grazie alla pressione internazionale, solo perché stavano leggendo un libro su “come molestare una dittatura con metodi pacifisti”. “Il controllo del governo arriva perfino nei villaggi, nelle situazioni più innocue – dicono -. A volte ci è capitato di avere delle spie durante corsi di formazione per educare le persone a non bere acqua infetta. In linea di massima si possono suscitare dubbi, chiedendo di migliorare il lavoro delle istituzioni pubbliche, lente e burocratiche.
Ma mai esprimere opinioni pubbliche aperte contro il governo”.
Un risultato elettorale scontato. Di conseguenza anche il risultato politico era già fortemente orientato, nonostante la crescita negli ultimi anni dei due partiti di opposizione – Unita e Casa-Ce – che hanno contestato le elezioni. “Il voto di chi lavora nelle strutture pubbliche viene controllato, i dirigenti hanno l’obbligo di dare fondi per la campagna elettorale dell’Mpla, e i 5 osservatori internazionali ammessi per verificare il corretto andamento delle elezioni sono stati scelti dal presidente uscente – spiegano -. Stranamente, in un Paese dove la maggior parte della popolazione non ha la carta d’identità, a tutti è arrivato il certificato elettorale.
Per cui già si sapeva chi avrebbe vinto. Anche perché la popolazione, dopo anni di guerra civile, ha paura di tornare in una situazione di instabilità”.
Il nuovo presidente Joao Lourenço ha annunciato di voler dare risposte alle principali richieste sociali ed economiche del Paese, “nel quadro della democrazia, dei diritti e della tutela delle libertà fondamentali”. Secondo molti, le priorità, in questo momento, sono “i programmi contro la corruzione e la necessità di diversificare l’economia, investendo anche sul turismo, oggi poco sviluppato perché c’è una politica dei visti molto rigida: sono costosi e difficili da ottenere”. Un aspetto positivo è, però, “la crescita della coscienza critica nella fetta di popolazione più istruita”.