Politica

Credenti nella mischia

Il cambiamento d’epoca impone di riscrivere la presenza dei credenti al fianco di tutti, nell’attuale complessità, con le mani in pasta e non stando sugli spalti

Nell’estate che non sta finendo (per via del caldo che ci assilla), tra i tanti eventi un po’ a sorpresa che ci hanno colpito, personalmente sento di dover aggiungere la notizia, passata un po’ sotto traccia, della morte di Giovanni Bianchi, presidente nazionale delle Acli negli anni ’87-’94 (tra l’altro presente a Mondovì almeno un paio di volte), poi parlamentare, ma soprattutto un credente impegnato per il Paese, nella mischia della politica e del sociale, dando una testimonianza cristallina e non sempre compresa nel groviglio delle situazioni da affrontare.

In ogni caso la sua figura, da più parti, è stata evocata giustamente come quella che ha riproposto il ruolo dei cristiani nel servizio politico. Sì “servizio” e non altro. Se n’è dibattuto su alcuni media, con interventi di vario segno a rileggere i decenni che ci stanno alle spalle, con grandi affanni, qualche confusione e ricorrenti insignificanze dei cattolici in politica appunto. Con una platea del cosiddetto “voto cattolico” spesso corteggiata e quindi sbolognata su vari territori anche lontani e contrapposti, evidenziando incoerenze e leggerezze assortite.

Oggi che il Papa invita, ad esempio, l’Azione Cattolica a scendere in campo, laicamente, con chi vi aderisce ovviamente e non come Associazione, sul terreno in cui la realtà del Paese esige convinta corresponsabilità e non pudibonda assenza o ingenerosa estraneità o pretenziosa intromissione, c’è da riprendere in mano questo pallino che non può essere ritenuto solo scottante o approssimativo. Il cambiamento d’epoca impone di riscrivere questa presenza dei credenti al fianco di tutti, nell’attuale complessità, con le mani in pasta e non stando sugli spalti. Altrimenti son brutti segnali. Come quello che vede talora evidenziarsi nei nostri paesi, dalle affollate feste patronali, un penoso e plateale rifiuto dell’altro che è migrante e profugo.

(*) direttore “L’Unione Monregalese” (Mondovì)