Missione

Una sera d’agosto

Allora, ci può ospitare, perché dove abbiamo chiesto ci hanno detto che non c’è posto?

(Foto: Siciliani-Gennari/Sir)

È un sabato sera d’agosto. Arrivo a casa, dopo cena, e davanti alla porta, vedo sedute sul marciapiede due donne. Mentre apro la porta, si avvicinano e mi chiedono ospitalità. Penso che siano due “francigene” (ne passano tante) e mi viene subito da dire: noi non diamo ospitalità. E chiedo: ma chi siete? Siamo due neocatecumenali, mandate in missione (annunciare Cristo) qui in Val di Susa. Siamo qui solo per questo e per alcuni giorni vorremo fermarci qui a Susa. Non abbiamo nient’altro che il biglietto del treno, andata e ritorno (se ho capito bene, da Verona). Viviamo di ciò che ci dà la gente. Allora, ci può ospitare, perché dove abbiamo chiesto ci hanno detto che non c’è posto?

Va bene, potete passare la notte in oratorio, ma lì non ci sono letti. C’è solo un materassino ginnico. Non importa, ci aggiusteremo. Le accompagno in oratorio, un panino, una bottiglietta d’acqua e buona notte. Ci rivediamo al mattino, un cappuccino, un caffè e una brioche e poi comincia la loro missione. Le ritrovo alla sera, mi faccio raccontare i loro incontri. Mi colpiscono quelli con due giovani incontrati all’Arena e quello con una famiglia ai giardini. Chiedo qualcosa in più di loro.

Sono Emanuela, circa sessant’anni, madre di tanti figli ormai grandi, che vive a Venezia, e Beatrice, neppure vent’anni, che vive invece a Merano. Ma perché lo fate? E poi, così, senza niente? Da ciò che mi dicono, capisco che questa per loro è la Chiesa di Papa Francesco. Ci salutiamo il giorno dopo e poi via, a piedi a Bussoleno. Quanti chilometri sono? Otto. Mi sembra quasi vergognoso (per me) dir loro un banale: buon viaggio.

(*) direttore “La Valsusa” (Susa)