Ambiente
Ben vengano le iniziative ecologiche. Ricordano a tutti, non solo ai partecipanti, non solo ai cristiani, che la casa è una. Ma ai cristiani, Francesco chiede più di un fine settimana o di un ricordo in vista dell’ormai prossimo, 4 ottobre. Ai cristiani chiede di “esplicitare questa dimensione della propria conversione, permettendo che la forza e la luce della grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo”. Il premio è altissimo: “Quella sublime fratellanza con tutto il creato che san Francesco d’Assisi visse in maniera così luminosa”
È l’impegno civile di questo fine settimana. È un appello del Papa. È l’amore di un santo. Tre cose diverse, un unico destinatario. Ambiente o creato che lo si chiami. L’obiettivo è conservare questa casa che ci ospita e che ci è stata donata. Le fedi possono essere diverse, o assenti, la casa resta una e condivisa. Papa Francesco la chiama: la casa comune.
“Puliamo il mondo”: è l’invito di Legambiente per il 22, 23 e 24 settembre. Una iniziativa giunta alla sua 25ª edizione. È la domenica dei volontari con la ramazza e la maglietta gialla. Vanno per strade e fiumi a raccogliere rifiuti.
La cura di questo pianeta è un impegno che nasce da lontano e che ancora abbisogna di tanta dedizione. Il santo di Assisi ci ha lasciato la poesia – che è anche una preghiera – con cui di solito si aprono le antologie: “Il cantico delle creature”. Papa Francesco, due anni fa, ha consegnato al mondo l’Enciclica “Laudato Si’”. Un testo che più commentatori, dal filosofo Salvatore Veca alla storica Lucietta Scaraffia fino allo studioso Marco Vitale, ritengono indirizzato all’umanità intera e non ai soli cristiani. Se è vero che le belle parole rischiano di restare imprigionate tra le pagine, ben vengano i promemoria di certe giornate a tema.
Questa casa comune, scrive Francesco, è “come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. Una madre e una sorella che ci hanno lasciato fare, ma che non possono più restare in silenzio: “Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”.
Il Papa individua in modo chiaro ed esplicito una radice umana nella crisi ecologica in atto. Cambiamenti climatici, consumo del suolo, abuso di risorse, inquinamento ne sono i segni. Il fattore tempo è importante: come una paziente che soffre la terra chiede un pronto aiuto. Con amore dobbiamo darle ascolto, con determinazione portarle soccorso. Sia a livello globale, si pensi agli accordi sul clima; sia a livello personale, perché ciascuno è la goccia che fa l’oceano, come ha scritto il poeta e sacerdote Michel Quoist.
Il Papa parla di “ecologia integrale”, che tutto abbraccia e tutti coinvolge. Servono dunque altri stili di vita e una nuova alleanza: quella tra umanità e ambiente. Da tempo, invece, l’umanità oscilla tra l’incanto del turista che immortala estasiato albe e tramonti e il bieco sfruttamento dei beni disponibili. Francesco sprona a vivere “una sana relazione col creato come una dimensione della conversione integrale della persona. Questo esige di riconoscere i propri errori, peccati, vizi o negligenze, e pentirsi di cuore, cambiare dal di dentro”.
Ben vengano allora le iniziative ecologiche. Ricordano a tutti, non solo ai partecipanti, non solo ai cristiani, che la casa è una. Ma ai cristiani, Francesco chiede più di un fine settimana o di un ricordo in vista dell’ormai prossimo, 4 ottobre. Ai cristiani chiede di “esplicitare questa dimensione della propria conversione, permettendo che la forza e la luce della grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo”. Il premio è altissimo: “Quella sublime fratellanza con tutto il creato che san Francesco d’Assisi visse in maniera così luminosa”.
(*) direttrice “Il Popolo” (Concordia-Pordenone)