Politica

Il ballo elettorale

Assistiamo ad un gioco delle parti con reciproche accuse di “irresponsabilità” e reciproci inviti alla “responsabilità”, sia in riferimento alla tenuta del governo e all’approvazione della legge di bilancio, sia riguardo alla legge elettorale

Nella campagna elettorale pressoché permanente che caratterizza il nostro Paese le armi si stanno particolarmente affilando in questa fase, a circa un mese dalle elezioni in Sicilia, chiamata il 5 novembre ad eleggere il presidente della Regione e i 70 deputati dell’assemblea regionale (ridotti per la prima volta dai 90 precedenti), mentre si profilano, a livello nazionale, le elezioni politiche (a marzo, come sembra pronosticare Renzi?). Il banco di prova siciliano è molto atteso e temuto, lì dove tutti sono costretti a scoprire le carte e dove sia il M5S sia Forza Italia (che traina il centrodestra, ben coalizzato e dato per vincente) hanno un significativo radicamento, mentre la sinistra – divisa in più tronconi -, dopo aver guidato il governo regionale, sembra ora alle corde.

Scenario simile, ma sempre in evoluzione, anche per le politiche, alle quali, per altro, non si sa ancora con quale legge si andrà a votare. Intanto abbiamo già la corsa dei “candidati premier” o presunti tali, preoccupati di andare a comandare anziché del cosa fare. Il primo ufficialmente proclamato dalla rete è il grillino Luigi Di Maio. Più incerti invece quelli degli altri fronti, dal momento che nel centrodestra continua la contesa Berlusconi-Salvini (con la Meloni che si ritiene comunque anch’ella disponibile!) e nella sinistra restano, anzi si approfondiscono, divisioni e contrapposizioni e nello stesso Pd il segretario Renzi dovrà vedersela con l’ormai più quotato ed “esperto” attuale capo del governo, Gentiloni. Se nel M5S le tensioni interne con gli “ortodossi” sono solo sopite e nel centrodestra si alternano primogeniture e conciliazioni, è proprio nel campo della sinistra che le spaccature sembrano insanabili – come appunto dimostra in anteprima la competizione siciliana.

Così assistiamo ad un gioco delle parti con reciproche accuse di “irresponsabilità” e reciproci inviti alla “responsabilità”, sia in riferimento alla tenuta del governo e all’approvazione della legge di bilancio, sia riguardo alla legge elettorale. Alla sinistra del Pd le cose restano confuse con varie sigle: Articolo 1 – Mdp e Sinistra Italiana e poi Campo progressista e Insieme che non si sa con cosa o come possano unire le varie anime, mentre i vari leader storici o meno – Bersani, D’Alema, Speranza, Pisapia ecc. – propongono e smentiscono ipotesi e soluzioni. Sembrano uniti solo nell’andare contro Renzi – che D’Alema in una recente intervista definisce senza mezzi termini “non di sinistra” – risultando palese che così la Sinistra nel suo insieme si autoesclude dalla guida del Paese, a meno di strane e innaturali alleanze postelettorali degli uni o degli altri con FI o con M5S.

’altra questione, infatti, è la tela di Penelope della legge elettorale: i nomi latini, piuttosto ridicoli, affibbiati ai vari sistemi (dal classico Mattarellum al vecchio Porcellum, dall’ipotetico Tedeschellum al recente Consultellum e al fresco Rosatellum…) e il salto della quaglia tra maggioritario e proporzionale rivelano un’incertezza e un’incapacità di fondo nel trovare la quadra. Ma ancor di più rivelano la pacchiana intenzione di tutte le forze politiche – grandi e piccole – di cercare qualcosa che favorisca il proprio partito e non il bene, cioè la governabilità, del Paese.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)