Disabilità
La disabilità obbliga a coraggio e tenacia, audacia e perseveranza in quantità così elevate che noi, diversamente inabili, non sapremmo forse avere. E allora siamo noi ad avere bisogno della loro diversità e della loro fragilità: sono la stampella alle nostre paure, la forza alle nostre arrendevolezze. Hanno conosciuto il dolore fino alla disperazione. Ma hanno mirato al sole e lo hanno raggiunto, superando le nuvole. E invece di tenerselo per sé, ce lo mostrano. Come Pierluigi, come Bebe
Ci sono disabilità che si fanno faro per tutti. Accade in questa settimana, compresa tra le lacrime per la prematura scomparsa del poeta friulano Pierluigi Cappello, avvenuta domenica primo ottobre, e le risate per la nuova sfida della veneta Bebe Vio, giovane campionessa paralimpica di scherma, che domenica 8 ottobre entra nel sancta sanctorum – televisivamente parlando – di “Domenica in…” Il compito: raccontare storie di chi vive la disabilità al di fuori degli schemi. Storie capaci di andare oltre il mal tollerato “poverino” e di suscitare piuttosto un commento pari al titolo – pressoché irripetibile e permesso solo a Bebe-: “La vita è una figata”. Il suo motto.
Eppure a soli undici anni Bebe si è vista portare via da una meningite mani e piedi.
Niente di regalato neanche a Pierluigi: immobile fin dai sedici anni per un incidente in moto. Emerso piano piano dal silenzio con la fatica titanica di sopportare il dolore distillando versi. E adesso che se ne è andato, non c’è nessuno capace come lui di mostraci, sorridendo, il sole oltre le nuvole.
Ne sono capaci entrambi: lui in punta di matita, lei agitandosi in gran risate, per beffarsi di una vita che voleva beffarla. Bebe mostra senza freni un’incontenibile urgenza di vivere. Di viverla tutta questa esistenza, che troppo si spreca in disegni a tavolino. Eppure, vale per tutti, la si conosce solo minuto dopo minuto.
Ci sono altre due date che fanno da sponda a questi giorni. Alle spalle, il 28 settembre, la Giornata dell’aborto libero e sicuro. Un diritto? Una paura? Una solitudine impaurita? Qualcosa che, solo in Italia, si porta via ogni anno quasi 90mila nascituri; 56 milioni in tutto il mondo. E sabato 7 ottobre: la Giornata dei risvegli, dedicata alle persone che, per incidente o malattia, vivono in stato vegetativo. E a Pordenone non possiamo non ricordare Alessandro Pivetta. Chi lo conosce, sa che guardarlo sia capire in un istante di non saperne un gran ché.
Eppure, capita che pretendiamo di decidere per gli altri, in base al nostro o al comune sentire, talvolta senza neppure sapere che vita sia la vita, quando si mostra velata, quando si oscura di malattia, quando si disallinea dai canoni più facili.
Sono tanti i personaggi che in questo periodo emergono per talento e disabilità insieme. Non siamo forse incantati davanti ai passi della ballerina senza gambe Giusi Versace, o le piroette della danzatrice senza braccia Simona Atzori, o del record – domenica primo ottobre – di un sempre più scatenato Alex Zanardi che sfreccia incosciente e senza gambe sulla handbike? O a commuoverci per il pianissimo del maestro Ezio Bosso, friulano d’adozione visto che dal primo ottobre è il nuovo direttore stabile del Verdi di Trieste? O di un Bocelli, osannato nel mondo e, lunedì 2, celebrato da Rai Uno con un film?
Il fatto è che i bravi incantano. Con o senza gambe. Incantano e ci ricordano, senza dirlo, che il genio può stare in ogni creatura.
La disabilità, in più, obbliga a coraggio e tenacia, audacia e perseveranza in quantità così elevate che noi, diversamente inabili, non sapremmo forse avere. E allora siamo noi ad avere bisogno della loro diversità e della loro fragilità: sono la stampella alle nostre paure, la forza alle nostre arrendevolezze.
Hanno conosciuto il dolore fino alla disperazione. Ma hanno mirato al sole e lo hanno raggiunto, superando le nuvole. E invece di tenerselo per sé, ce lo mostrano. Come Pierluigi, come Bebe.
(*) direttore “Il Popolo” (Concordia-Pordenone)