Settimana sociale
A Cagliari i credenti, nella “Settimana sociale”, vogliono portare lo sguardo oltre i numeri, per un lavoro che non basta che ci sia, a qualunque costo, ma che deve anche avere qualità umana e sociale, con i tratti importanti di essere “libero, creativo, partecipativo solidale”
Chissà quanta attenzione i riflettori dei mass-media che vanno per la maggiore riserveranno in questi giorni alla “Settimana sociale dei cattolici italiani” in programma a Cagliari fino a domenica? Difficile far previsioni. Anche se ci si misurerà – in quella sede – su un dato cruciale del nostro tempo, qual è quello del lavoro che cambia, che non c’è per tutti, che non è dignitoso, che viene ridotto a merce, che perde nel peso specifico di umanità, che si parcellizza, si frammenta, che vien sfiorato o inquinato da illegalità assortite o da forme grigie e nere, che talora è rischioso, che comporta infortuni anche gravi, che deve reinventarsi su più fronti, che magari discrimina e mortifica…
Certo, tanti oggi si soffermano sul quadrante del lavoro, per sbrogliare la crisi che ci tormenta, per fornire numeri di qualche inversione di tendenza, per contare i posti che si creano ed anche quelli che si perdono. La politica è sensibile a queste cifre. Gli economisti tallonano con grafici e proiezioni. I sociologi analizzano un fenomeno controverso e complesso. I sindacati mostrano qualche affanno a interpretare un mondo lavorativo e produttivo che ha rimescolato i suoi connotati, strada facendo. Un capitolo a parte è rappresentato dai giovani che devono giocarsi la partita di un lavoro tra innovazione e congiuntura, con risvolti non sempre confortanti.
A Cagliari i credenti, nella “Settimana sociale”, vogliono portare lo sguardo oltre i numeri, per un lavoro che non basta che ci sia, a qualunque costo, ma che deve anche avere qualità umana e sociale, con i tratti importanti di essere “libero, creativo, partecipativo solidale”. Il sociologo Mauro Magatti dice che “il buon lavoro crea lavoro, il cattivo lavoro distrugge la possibilità di lavorare”. Una grande sfida, che purtroppo non tutti avvertono. E guai a sottovalutarla!
(*) direttore “L’Unione Monregalese” (Mondovì)