Fine vita
È stata una svolta l’affermazione del Papa sul fine vita? Ha citato Pio XII del 1957, la Congregazione della fede del 1980, il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992, che già avevano detto con chiarezza le stesse cose. È da denunciare sia l’ignoranza sia la strumentalizzazione delle posizioni di papa Francesco, a cominciare dai titoli. Qualcuno ha giustamente accusato quelle testate di “titolismo”, a proposito di fake news
Michele Gesualdi, affetto da Sla ed ex-allievo di don Milani, ha affermato: “Questo Papa è proprio un dono. Entra nelle sofferenze delle persone”. Ne parla Marco Gasperetti ne “Il Corriere della Sera” del 20 novembre, in un articolo in cui spiega la situazione e il pensiero del Gesualdi, il quale rifiuta gli estremi dell’accanimento terapeutico e dell’eutanasia. Il giornalista fa un cenno alla svolta del Papa sul fine vita, ripetendo il concetto di tanti titoli di testate importanti. Ma c’è stata una svolta del Papa?
Francesco cita il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità”. E continua: “È anzitutto lui che ha titolo… in dialogo con i medici, di valutare i trattamenti che gli vengono proposti, e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella situazione concreta…”. Non c’è falsità più grande di chi prende parzialmente una verità distorcendola. L’accanimento terapeutico consiste nel prolungamento, attraverso farmaci e macchinari, della fase finale della vita, senza vere speranze. Il rischio è l’induzione a depressione e disperazione per un prolungamento artificiale del dolore, sia fisico che morale. Nel messaggio papa Francesco prima chiede un supplemento di saggezza per trattamenti che producono effetti sia sul corpo che sul bene integrale della persona, poi cita addirittura Pio XII del 1957, il quale “…affermò che non c’è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene …È dunque moralmente lecito – continua papa Francesco – rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde al criterio della proporzionalità delle cure”. E rimanda alla Congregazione per la Dottrina della Fede del 5 maggio 1980, che dice: “Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire”. Poi ricorda l’invito a considerare “il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto delle condizioni dell’ammalato e delle sue forze fisiche e morali”.
È stata una svolta l’affermazione del Papa sul fine vita? Ha citato Pio XII del 1957, la Congregazione della fede del 1980, il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992, che già avevano detto con chiarezza le stesse cose. È da denunciare sia l’ignoranza sia la strumentalizzazione delle posizioni di papa Francesco, a cominciare dai titoli. Qualcuno ha giustamente accusato quelle testate di “titolismo”, a proposito di fake news.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)