Accoglienza

Anche voi siete stati forestieri

L’accoglienza non può essere solo con il “cuore”, ma deve essere fatta anche con la “testa”.

I poveri sono sempre nel cuore e nella mente del Papa. In particolare, coloro che fuggono da fame e guerra. Vi ha dedicato i messaggi per la Giornata della pace del 1° gennaio e per la Giornata del migrante e rifugiato del 14 gennaio. Quest’ultimo, inizia con Levitico 19:“Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio”. In entrambi i messaggi indica le azioni: “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”.

Cita Benedetto XVI in un messaggio del 2011, che conferma la Destinazione Universale dei beni: “Tutti facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale”.

Dalla “Pacem in terris” di Giovanni XXIII riprende il criterio per l’accoglienza, fino al massimo dei “limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso”. Proprio il riferimento al bene comune ci chiede la capacità di governare il fenomeno. L’accoglienza non può essere solo con il “cuore”, ma deve essere fatta anche con la “testa”. Mettere insieme numeri elevati di rifugiati in una sola struttura non è cosa intelligente, soprattutto se la permanenza è di lunghi periodi e presso piccole comunità. La diffusione nel territorio in piccoli gruppi e la veloce evasione delle pratiche relative è certamente più intelligente. È necessaria anche una sorveglianza, affinché non siano contattati da sfruttatori per altri motivi, così come un’educazione obbligatoria, per imparare la lingua e rispettare usi e costumi dei residenti.

Un editoriale del settimanale di Nuoro su cui si è scatenata un gazzarra di commenti sul fenomeno dei rifugiati che stanno alle porte dei supermercati o delle chiese creando disagio. Ci si chiede: da chi è gestito quell’accattonaggio, dato che i questuanti risiedono in luoghi diversi e lontani? Ci sono caporali e pulmini che li portano? C’è gente che lucra su di loro? Farsi queste domande non è rifiuto di ospitalità ma saggezza, per una gestione che preserva, tra l’altro, da reazioni “sovraniste”. Fra queste, come non ricordare ciò che è successo a Como, con l’intrusione di personaggi improbabili che leggono proclami altrettanto improbabili a volontari impegnati per una giusta accoglienza? E cosa dire degli interventi fuori luogo di alcuni politici?

(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)