Povertà

Disuguaglianze nel mondo: Caritas-Focsiv-Missio lanciano nuova campagna nel 2018

Oggi l’1% possiede quanto il 99% della popolazione del mondo e 8 persone detengono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone. Per sensibilizzare le comunità e trovare delle alternative all’aumento delle disuguaglianze nei vari ambiti – in risposta agli appelli di Papa Francesco – Caritas italiana, le Ong della Focsiv e la Fondazione Missio stanno lavorando per costruire insieme una grande campagna pluriennale da lanciare nel 2018.

Una nuova campagna per invertire il trend in aumento delle disuguaglianze nel mondo, con l’allargamento della forbice tra ricchi e poveri. Perché oggi l’1% possiede quanto il 99% della popolazione del mondo e 8 “super-Paperoni” detengono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone. L’idea è nata congiuntamente da Caritas italiana, Focsiv e Fondazione Missio ma tutti potranno aderire. La campagna sarà costruita dal basso con un metodo partecipativo, coinvolgendo in particolare i giovani. I destinatari sono le parrocchie, le associazioni locali, le scuole, le cooperative, gli imprenditori. Gli scopi principali sono due: sensibilizzare e informare le comunità e i territori sulle interconnessioni tra cibo, migrazioni, conflitti, ambiente e debito nell’ambito del grande tema delle disuguaglianze; raccontare e moltiplicare le buone pratiche che si oppongono a questo sistema sociale. Punto di partenza sono i tanti riferimenti contenuti nei messaggi e nelle encicliche di Papa Francesco. Il titolo della campagna potrebbe essere: “Chiudiamo la forbice. Dalle disuguaglianze al bene comune, una sola famiglia umana”. Un primo seminario preparatorio, con brainstorming e gruppi tematici per iniziare a far fruttare le idee, si è svolto questa mattina a Roma, nella sede di Caritas italiana.

 

Disuguaglianze in aumento ovunque. Secondo l’ultimo rapporto sulle disuguaglianze nel mondo reso noto la settimana scorsa – The world inequality report 2018, redatto dai più noti economisti – il trend peggiorativo è in crescita ovunque.

Il 10% dei redditi nazionali in Medio Oriente, nell’Africa sub-sahariana, in India, Brasile, ma anche negli Usa, in Cina, Russia a Canada, è sempre più concentrato nelle mani di pochi ricchi.

La forbice tra ricchi e poveri è infatti elevatissima negli Usa, dove l’1% della popolazione raccoglie il 20% del reddito nazionale.

In Europa l’aumento delle disuguaglianze è più lieve, esiste piuttosto una stagnazione nelle classi medie, che vedono ridotti i redditi.

“Tutte le politiche di privatizzazione sostengono le disuguaglianze – spiega Andrea Stocchiero, della Focsiv -. La teoria neoliberale che riduce la presenza dello Stato è sempre più evidente a livello mondiale”. Gli scenari futuri da qui al 2050? Negli Usa vi sarà ancora un incremento del reddito a favore dell’1% della popolazione (e a sfavore del 50%) mentre in Europa lo scenario è più favorevole.

“Creare delle alternative nei territori, uscire dalle diocesi e allearsi con i movimenti popolari, difendere la Madre Terra”.

Conflitti, clima, debito. Le disuguaglianze possono riguardare tanti temi, ad esempio i conflitti, i cambiamenti climatici o il debito.  “Nei Paesi ancora in pace si cerca di allontanare i conflitti rafforzando la difesa e incrementando il commercio delle armi”, osserva Massimo Pallottino, di Caritas italiana. In Italia, ad esempio, la crisi delle miniere di carbone nel Sulcis Iglesiente ha portato a riconvertire le attività nella costruzione di armi ed esplosivi esportati nello Yemen. Con l’ipocrisia di finanziare, nello stesso Paese, le organizzazioni umanitarie che aiutano i rifugiati. Lo stesso Papa Francesco ricorda che “gli Stati che commerciano in armi spesso sono gli stessi che promuovono la pace”. Anche i cambiamenti del clima colpiscono in maniera diversa, e non solo nei Paesi poveri: secondo uno studio dell’Università di Roma Tre, citato da Pallottino, nel quartiere romano di Prima Porta quando il Tevere esonda a farne le spese sono i migranti più poveri che abitano nelle malsane abitazioni limitrofe. Sul complesso tema del debito, invece, basta solo dire che “i poveri pagano gli interessi che arricchiscono i ricchi, ma per far fronte al debito pubblico si tagliano servizi sanitari ed educativi, di cui usufruiscono le fasce più deboli”. “Dobbiamo trovare forme per uscire dal debito – esorta Pallottino -. Perché le crisi debitorie e della finanza non sono frutto del caso ma di precise decisioni politiche”.

Una campagna pluriennale. “Oggi l’economia e la finanza hanno preso il sopravvento sull’economia reale”, denuncia padre Giulio Albanese, della Fondazione Missio: “Una discrasia inaccettabile all’interno di una crisi sistemica”. Paolo Beccegato, di Caritas italiana, annuncia che la campagna sarà pluriennale: “Vogliamo creare consapevolezza, perché spesso le nostre comunità cercano capri espiatori ai quali attribuire responsabilità. È nostro compito pedagogico far capire, invece, le varie interdipendenze”. Dopo il lavoro di oggi sarà redatto un testo base e verrà chiesto alle varie realtà di aderire alla campagna. Lancio previsto: metà 2018.