Bilancio della visita
L’arcivescovo di Ayacucho e presidente della Conferenza episcopale peruviana traccia un primo bilancio della visita del Papa in Perù. “L’immagine che più mi ha colpito – dice – è l’incontro con gli indigeni nella selva, a Puerto Maldonado. È stato un momento di ascolto delle popolazioni native. Papa Francesco ha mostrato l’importanza di prestare attenzione alle persone più povere ed escluse ed è arrivato al cuore degli indigeni”. Sulla situazione socio-politica: “Il Papa ha parlato con grande chiarezza ed ha spiegato che c’è bisogno che un maggior numero di cittadini si impegni nella politica e nella società”
“L’immagine che maggiormente ricorderò di questa visita? L’incontro nella selva peruviana con gli indigeni”. Non ha dubbi mons. Salvador José Miguel Piñeiro García-Calderón, arcivescovo di Ayacucho e presidente della Conferenza episcopale peruviana, nel rispondere alla domanda che gli viene rivolta dal Sir. Lo intervistiamo a ventiquattr’ore di distanza dalla messa che a Lima ha concluso il viaggio di Papa Francesco in Perù, durante il quale il Santo Padre ha saputo sintonizzarsi sulle diverse frequenze di un Paese diversificato: l’Amazzonia, la metropoli, la devozione popolare ma anche la sfiducia per la politica corrotta. La mattinata dell’arcivescovo è trascorsa a contatto con i confratelli, molti dei quali sono ancora nella capitale. Oggi, martedì 23 gennaio, il Comitato di presidenza della Conferenza episcopale peruviana (Cep) si ritrova per tracciare un primo bilancio della visita e, nel corso della mattinata peruviana, è stata convocata una conferenza stampa. Ma mons. Piñeiro ci anticipa alcune sue impressioni rispetto alle indimenticabili giornate vissute dai peruviani: “Il Papa ci ha dato tanto entusiasmo e tanta speranza, al tempo stesso la partecipazione dei fedeli è stata immensa!”.
Presidente, cosa porta a casa soprattutto di questi giorni?
L’incontro con gli indigeni nella selva, a Puerto Maldonado. È stato un momento di ascolto delle popolazioni native, che spesso la Chiesa è stata l’unica a difendere, fin dai tempi di Pio X, che scrisse un’enciclica a favore degli indios e contro i caucheros, gli sfruttatori del caucciù.
Papa Francesco ha mostrato l’importanza di prestare attenzione alle persone più povere ed escluse ed è arrivato al cuore degli indigeni.
Le immagini della foresta rimarranno fissate nel cuore dei peruviani, ma anche la partecipazione di una grande metropoli come Lima, non crede?
Certamente. A Lima mi ha molto colpito la quantità di persone che si sono riversate nelle strade fin dall’arrivo del Papa. Nella capitale il Santo Padre ha pregato il Signore dei Miracoli, ha incontrato i giovani, ha avuto moltissimi appuntamenti. Ai giovani ha parlato con immagini efficaci, da vero pedagogo, come quella del cuore che non può essere ritoccato come le foto.
Domenica c’è stato anche l’incontro con i vescovi, com’è andata?
Ci ha parlato di san Toribio, vescovo che ha operato in Perù. Ce lo ha indicato come modello di autentico pastore, ci ha chiesto di essere vescovi in cammino che stanno accanto alle persone, in ascolto.
Il mondo ha scoperto la grande quantità e ricchezza di santi peruviani, così come la grande devozione popolare e mariana di questo popolo…
Sì qui in Perù c’è una grande devozione per la croce. E poi per la Vergine, con un gran numero di santuari in tutte le regioni. Abbiamo vissuto un momento indimenticabile di grande devozione mariana a Trujillo. Poi, è vero, ci sono tanti santi, a partire da santa Rosa di Lima, primo frutto di santità di questa terra americana, il già citato vescovo Toribio e tanti altri. Però la maggior parte di questi santi è vissuta nel 1600. Ora bisogna far crescere i santi di oggi, questo è il nostro compito!
Cambiamo argomento. Il Papa ha molto insistito sul cancro della corruzione, sia parlando alle autorità civili che a voi vescovi. A suo avviso queste parole erano legate anche alla situazione particolare che sta vivendo il suo Paese, dopo le accuse di corruzione al presidente Kuczynski e l’indulto concesso all’ex dittatore Fujimori?
Il sogno del liberatore di questo continente, Simón Bolívar, era quello di unire l’America Latina. Purtroppo in questo momento l’America è unita dalla corruzione. È una situazione che è legata anche alla crisi economica e ad aziende multinazionali. Attraverso la corruzione le coscienze sono manipolate e si attenta ai diritti e alla dignità dell’uomo.
Il Papa ha parlato con grande chiarezza ed ha spiegato che c’è bisogno che un maggior numero di cittadini si impegni nella politica e nella società. Poi, certo, la situazione in Perù è molto dolorosa, il Papa però non ha fatto riferimenti espliciti alla situazione del Perù, non so se ne abbia parlato nel colloquio privato con il presidente. Ma il mio invito, in momenti difficili come questo è di essere animati dalla speranza e di vivere con questo atteggiamento, confidando nel Vangelo, promuovendo la giustizia e combattendo l’impunità.
Quali sfide e priorità sono state indicate dal Papa alla Chiesa peruviana, a suo avviso?
È proprio questo il tema che affronteremo domani (oggi per chi legge, ndr) con il Comitato di presidenza della Conferenza episcopale e poi con l’Assemblea plenaria dei vescovi la prima settimana di marzo.
Personalmente sono rimasto colpito dalla richiesta che ci ha fatto di essere veri pastori, molto vicini ai fratelli. E dell’invito rivolto a tutti, a sconfiggere l’insensibilità, a preoccuparsi del prossimo. Soprattutto dei fratelli che vivono nella foresta amazzonica.