Video-editoriale
“La corruzione non è solo un fatto di tangenti, un fatto segreto, ma determina un sacco di crimini e spesso questo non si sa”. Lo afferma in un video-editoriale per il Sir il filosofo Vittorio V. Alberti, membro della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, co-autore del libro “Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società”. Richiamando le parole di Papa Francesco nel video con l’intenzione di preghiera per febbraio 2018 – dedicato alla corruzione -, Alberti ricorda che questa è collegata a “tratta degli esseri umani, degli organi, alla droga, alla prostituzione”.
“Questa connessione spesso non si sa”, ribadisce il filosofo, sottolineando che “per questo occorre cultura, istruzione, educazione”.
“Un processo di morte che nutre la cultura della morte”, le parole di Francesco. “La corruzione – commenta Alberti – è come un corpo che entra in putrefazione in natura, in fisica. È lo stesso nella mentalità nostra” perché “io corrotto mi credo più sveglio e più intelligente di te e, credendomi così, creo la mia gabbia perché penso di aver capito tutto della vita. Non ho la possibilità di allargare la mia visione e rimango fermo nel mio stato”.
“La cultura della morte è la mafia”, prosegue il filosofo, spiegando che “con tutti i suoi crimini è connessa con la corruzione”. “Mafia e corruzione sono due cose diverse”, precisa, “dove c’è l’una non è detto che ci sia l’altra”. Ma “la corruzione è sempre il linguaggio delle mafie e delle organizzazioni criminali, prima ancora della violenza fisica”.
“La corruzione è una forma ideologia che scarta la possibilità della libertà di pensiero”. Alberti richiama il ricorso all’arte “per costruire insieme una giustizia possibile e una libertà”.
“L’invito di Francesco – conclude – è culturale, istruttivo, di riunificazione di etica ed estetica, giustizia e bellezza. Ed è di alta cultura politica”.