Politica
Ci son due segnali che dovrebbero preoccuparci e non portarci a sottovalutare quanto accade: il numero notevole di cittadini che disertano le urne e il tasso crescente di violenza verbale e fisica che si registra
Le elezioni sono da sempre caratterizzate da un clima incandescente. Man mano che si avvicina l’appuntamento con le urne, la tensione cresce e tra i candidati e i leader non ci si risparmiano colpi bassi. Vale in Italia, ma in realtà vale in tutti quei Paesi laddove a ciascuno è consentito esprimere, in libertà, le proprie opinioni. Dove non si registra un clima simile, significa che le voci dissenzienti sono accuratamente fermate prima (vedi Russia, Turchia, Cina, solo per fare alcuni esempi).
Le elezioni politiche italiane 2018 non fanno eccezione. La difficoltà è capire se questo frastuono abbia superato la soglia fisiologica sia nei toni che nei contenuti. Non vale, infatti, il principio secondo cui visto che la “caciara politicamente scorretta” è un aspetto tipico di ogni tornata elettorale, si può ogni volta alzarne il livello senza che questo abbia delle controindicazioni. In tal senso ci son due segnali che dovrebbero preoccuparci e non portarci a sottovalutare quanto accade: il numero notevole di cittadini che disertano le urne e il tasso crescente di violenza verbale e fisica che si registra.
I sondaggi dicono chiaramente che l’elettore medio, già di per sé non entusiasta dello spettacolo che dà la politica, a fronte delle polemiche urlate si rifiuta di far la fatica di capire e abbandona il campo disgustato. Sul versante della violenza quanto successo a Macerata assieme a quanto viene impunemente riversato nella rete, mostra l’indicatore oggi più preoccupante: una parte della popolazione ritiene legittimo usare la violenza per risolvere problemi sociali e per eliminare gli avversari. Il consenso che Traini a Macerata ha ottenuto sul web e tra la gente comune deve interrogare. Come deve interrogare il fatto che gli autori di fatti gravissimi (come le minacce di morte alla presidente della Camera Boldrini o atti di anitsemitismo) reagiscano, una volta scoperti, quasi con sorpresa dichiarandosi inconsapevoli che il fatto fosse così grave.
Uno dei gesti più importanti e carichi di significato simbolico, che il presidente Mattarella ha fatto recentemente, è stato nominare senatrice a vita, Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, quasi un invito a non dimenticare le tragedie di un passato che non sembra mai, purtroppo, essere consegnato in modo definitivo alla storia. In tale contesto il ritorno esplicito e sempre più numeroso e rumoroso di frange minoritarie di estrema destra dovrebbe trovare tutte le forze politiche unite in modo chiaro e netto nel rifiutare qualsiasi spalleggiamento. L’impressione invece è che ci sia qualcuno che per qualche voto in più stia anche meditando di vendere la propria anima (o quel che resta) al diavolo.
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)