Olimpiadi invernali / 3
Davide Ghiotto, atleta di speed skating, è il terzo destinatario delle “Lettere da PyeongChang” del direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport. “Ho deciso di scrivergli – spiega don Gionatan in un’intervista al Sir – perché mi ha molto colpito il pattinaggio di velocità”
PyeongChang, 11 febbraio 2018
Chiediamo a don Gionatan a chi vorrebbe scrivere la sua lettera in questo terzo giorno di Olimpiadi invernali.
Oggi ho deciso di scrivere a Davide Ghiotto, atleta italiano di speed skating che mi ha molto colpito nella sua gara stasera e in questi giorni di permanenza in Corea.
Dicci cosa gli scriveresti…
Carissimo Davide (*),
oggi voglio destinare a te la mia lettera da PyeongChang. E vorrei subito farti una domanda! Ma come fai a non crollare su quel ghiaccio mentre corri per 5.000 o 10.000 metri a quella velocità? Boh… di sicuro provo un pizzico di invidia! Già per il fatto che corri… e per di più sul ghiaccio! Ma se mi posso già rassegnare per il fatto che non riuscirò mai a fare ciò che fai tu, di sicuro posso provare a imparare qualcosa dal tuo modo di affrontare la gara!
Sono due le cose che mi colpiscono dello speed skating, del tuo pattinaggio di velocità.
La prima: il correre protesi in avanti.
Sai, Davide… quanto farebbe bene a me e a chissà quante altre persone prendere quest’abitudine. Noi che siamo abituati a correre voltandoci indietro per controllare chi ci sta dietro, con la paura continua che qualcuno ci insidi il calcagno, con i pensieri ancorati sui passi già fatti e annodati da nostalgie o rimorsi. Se per un attimo provassimo a correre come te… protesi in avanti? Forse il domani ci sembrerebbe più vicino e il futuro più raggiungibile. Protesi in avanti non avremo in bocca l’amaro della digestione del già fatto, ma la frizzante attesa di sogni che si realizzano. Se corressimo come te, protesi in avanti, l’altro sarebbe più vicino e ogni abbraccio più possibile. Protesi in avanti non proveremo i brividi di freddo degli abbandonati, ma il tepore rasserenante dell’amato.
La seconda: l’andare lenti sul rettilineo e veloci in curva.
Sai, Davide… ci hanno sempre detto che in curva si rallenta mentre sui rettilinei si accelera… ma forse si sono sbagliati! Dovremmo imparare da te a rallentare sui rettilinei… perché la strada che sembra più dritta non sempre corrisponde a quella più bella… e farla a zig zag rallentando la corsa può di sicuro aprirci gli occhi sulla corsia da prendere. Dovremmo imparare da te ad accelerare in curva… perché subito bisogna fare le svolte nella vita! È il subito di chi si sente attratto, di chi si sente chiamato, di chi si sente amato! Se anche noi facessimo di corsa le svolte della vita, non perderemmo tanto tempo… troppo tempo… a volte tutto il tempo… sui rettilinei del calcolo, o dell’indifferenza, o dell’apatia.
Ma cosa fare non basta, vorremmo imparare anche come fare! E sono due le cose che mi colpiscono del tuo modo di affrontare la gara… e penso anche la vita.
La prima: la continuità del lavorare sempre.
Sì, Davide, “amare la vita attraverso la fatica è penetrarne il segreto più profondo”, diceva Khalil Gibran. Ed è sicuro che se una cosa non costa fatica, vuol dire che è stata fatta male. Per questo vorremmo imparare da te a vincere con coraggio la pigrizia e la fatica e provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere, perché la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è scritta in ciò che facciamo. La costanza nella fatica è il cibo per lo spirito degli atleti nello sport e nella vita e… quando si inizia a riposare e a rallentare il battito dell’impegno… pian piano si smette di vivere!
La seconda: il tuo voler dare sempre il 100%.
Tutto nasce dal riconoscersi imperfetti e chiamare le imperfezioni per nome. Scriveva don Tonino Bello in una sua preghiera: “Salvami dalla presunzione di sapere tutto. Dall’arroganza di chi non ammette dubbi. Dalla durezza di chi non tollera ritardi. Dal rigore di chi non perdona debolezze. Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone”. Tu questo lo sai bene, Davide! Hai dovuto lavorare tanto sui tuoi punti deboli, sulle tue pecche… Ma, come diceva san Francesco d’Assisi: “Chi lavora con le sue mani, con la sua testa e il suo cuore è un artista”. E tu, come tante persone semplici che si danno con impegno e senza pace, lo sei!
Chissà, Davide, se oggi hai risvegliato in qualcuno di noi il desiderio di diventare artisti di vita felice… protesi verso Lui, lavorando e dando il massimo come Lui… come te! Lo spero…
Grazie, Davide! In bocca al lupo per tutto!
(*) Davide Ghiotto, atleta di speed skating