Visita pastorale
Mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, illustra al Sir la prima tappa del viaggio del Papa, che il 17 marzo renderà omaggio a Padre Pio. Pietrelcina è il luogo delle radici: la cultura contadina dell’entroterra ha segnato in profondità il Santo del Gargano, “anche in una certa asprezza, nel carattere spiccio, tipico della nostra gente e di queste zone un po’ isolate”
“Una visita che ci fa ben sperare, soprattutto per una maggiore attenzione a questo territorio”. Così mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, definisce l’ormai imminente visita pastorale di Papa Francesco a Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, in programma il 17 marzo per onorare la memoria del Santo del Gargano. “Speriamo che il Papa ci offra anche qualche criterio di metodo per il futuro, su come proseguire il cammino in una terra come la nostra, dove non c’è lavoro e i giovani se ne vanno”, l’augurio del presule. Un cammino iniziato per Padre Pio proprio da Pietrelcina, l’antico borgo del Sannio che conserva nei luoghi, tra vicoli, case e chiese, l’impronta dei suoi primi passi e il profumo a volte aspro delle radici contadine. Pietrelcina è nota in tutto il mondo per aver dato i natali il 25 marzo 1887 – al civico 32 di Vico Storto Valle – a Francesco Forgione, Padre Pio da Pietrelcina, battezzato il 26 maggio nella chiesa di Sant’Anna e proclamato Santo da Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002.
Francesco è il terzo Papa a recarsi a San Giovanni Rotondo, ma il primo a visitare Pietrelcina. Come avete vissuto la notizia di questa “prima volta”?
Sicuramente è una grande gioia avere la visita del Papa qui tra noi: è il riconoscimento, da parte del Santo Padre, che Padre Pio appartiene a questa terra. A Pietrelcina è nato, qui si è svolta la sua formazione. È stato ordinato sacerdote a Benevento, ma poi ha passato a Pietrelcina – dal 1910 al 1916 – sei anni, non un giorno.
Il gesto di Papa Francesco è il riconoscimento della significatività di questo territorio e della sua incidenza sull’itinerario spirituale di san Pio.
Padre Pio in diversi momenti della sua vita ha manifestato il suo attaccamento alle “radici”. Quali tratti tipici di questo antico borgo del Sannio appartengono a tale matrice?
Certamente la cultura contadina, che si esprime in tanti modi di dire ed espressioni, ma anche nei suoi modi di reagire. In Padre Pio ci sono i tratti della cultura del popolo, del mondo contadino in cui è nato, è cresciuto ed è stato formato. Basti pensare a certe espressioni che lo hanno accompagnato fino alla fine della sua vita, frutto del dialetto che aveva appreso, imparato.
Nel Santo di Pietrelcina troviamo i tratti di quella cultura contadina tipica delle zone di entroterra e ravvisabile anche in una certa asprezza, nel carattere spiccio, tipico della nostra gente e di queste zone un po’ isolate.
Qui il mare è lontano: il nostro è un popolo un po’ arroccato, scabro, dai modi rudi che badano alla sostanza, non alla verbosità. Più fatti e meno parole, più forma e meno sostanza: una cultura essenziale. L’essenzialità, fuor di retorica e delle buone maniere, è una delle caratteristiche della personalità di Padre Pio che meglio rispecchiano la sua identità natale.
Come si svolgerà il 17 marzo la tappa a Pietrelcina?
In maniera molto semplice. Il Papa arriverà in elicottero alle 8 e ad accoglierlo saremo io e il sindaco. Poi ci dirigeremo verso l’olmo sotto il quale Padre Pio si ritirava a pregare. È lì che sosterà in preghiera anche Papa Francesco, per poi tenere il suo discorso nel palco appositamente allestito per l’occasione, preceduto da un mio breve saluto. Terminato il suo discorso, il Santo Padre saluterà alcuni padri del Convento e ripartirà alla volta di San Giovanni Rotondo.
Quali le iniziative di preparazione in corso?
In questi giorni, sono in programma iniziative di “avvicinamento” all’evento. Tutto culminerà poi la sera del 16 marzo, quando presiederò una messa alle ore 21, al termine della quale molti fedeli passeranno la notte lì, per paura di non trovare posto il giorno dopo.
La Pietrelcina di oggi è naturalmente molto diversa da quella in cui Padre Pio ha passato la sua gioventù. Come descriverebbe la differenza tra il “prima” e il “dopo”? Quale impulso alla vostra cittadina ha dato il frate delle Stimmate?
Anzitutto il Convento dei cappuccini, che prima non c’era e attorno al quale si è sviluppata oggi la zona nuova della città. Certo, a San Giovanni Rotondo i frutti della vita e delle opere di Padre Pio sono più evidenti, ma
quello di Pietrelcina è oggi l’unico comune che mantiene stabile la popolazione, in una zona di decremento demografico.
E questo grazie anche alle possibilità dell’indotto turistico creato da chi vuole venire a visitare i luoghi di Padre Pio: i pellegrini di oggi hanno a disposizione bed and breakfast, alberghi, vari tipi di ristorazione.
C’è memoria di Padre Pio tra i giovani?
La venerazione di Padre Pio non è la stessa che si nutre nei confronti di Francesco d’Assisi, la cui figura ha una gioventù prorompente che di per sé attira i giovani. Se per san Francesco i giovani sono la maggioranza dei seguaci, san Pio ha un seguito di devoti in prevalenza adulti e anziani, ma i giovani tuttavia non mancano. Non dimentichiamo poi che l’appuntamento del 17 marzo non è soltanto con Padre Pio, ma con Papa Francesco, che ha una grossa presa sui giovani. Molti di loro, la sera del 16, dormiranno all’aperto pur di poterlo vedere il giorno dopo da vicino.