Società

Armi negli Usa: i vescovi, non armare gli insegnanti. Servono “proposte non partigiane e retoriche”

(da New York) “Un dialogo onesto e pratico, proposte non partigiane e retoriche”, sono le richieste dei vescovi statunitensi ai membri del Congresso perché affrontino la scottante questione delle armi da fuoco in maniera globale e unitaria. Dopo la tragedia alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, i vescovi Frank J. Dewane, presidente della Commissione giustizia e sviluppo umano, e George V. Murry, presidente della Commissione per l’educazione cattolica, hanno stilato un documento in cui elencano le priorità da affrontare su questa tematica estremamente delicata. Anzitutto i vescovi sono contrari all’idea di armare gli insegnanti “idea che solleva più preoccupazioni rispetto a quelle che affronta”, chiedono poi di stabilire un’età appropriata per la detenzione delle armi e di introdurre controlli severi ed universali su chi si accinge a comprare o a possedere un’arma. La posizione dei vescovi non è nuova perché dal 1994 si battono per introdurre il divieto di vendita per le armi d’assalto ai civili e per una limitazione alla possibilità di accesso a quei caricatori e a quelle munizioni specializzate, che sono state causa prima dell’enorme numero di vittime delle ultime sparatorie di massa. “Le armi rappresentano un enorme pericolo per le persone innocenti, soprattutto quando finiscono nelle mani sbagliate”, continuano i vescovi e precisano che “la maggior parte delle persone con malattie mentali non commetteranno mai un atto violento, ma è vero che la malattia mentale è stata un fattore determinante negli ultimi orribili attacchi: per questo servono risorse e incentivi per provvedere agli aiuti necessari e favorire la loro identificazione da parte delle forze dell’ordine”. Monsignor Dewane e monsignor Murray sottolineano anche la necessità della prevenzione perché vanno esplorate nuove vie per “mettere un freno alle esperienze e alle immagini violente con cui inondiamo i nostri giovani” : un’emergenza maturata dopo gli incontri con i sopravvissuti a queste stragi, a cui la Chiesa ha dedicato particolare cura. I vescovi non citano esplicitamente la lobby delle armi, ma rivolgendosi ai loro esponenti li invitano a considerare il significato di un futuro pacifico se questo non include “il salvaguardare le nostre comunità e onorare la vita umana”.