XIII incontro nazionale
L’esperienza e il lavoro di aiuto ai profughi eritrei che scappano “da un servizio militare permanente fino a 52 anni, una prigione a cielo aperto dove non c’è libertà di stampa e non ci sono scuole” è stata raccontata oggi da Alganesh Fessaha, eritrea, fondatrice della Ong Gandhi, agli oltre 400 volontari in servizio civile, provenienti da tutta Italia, che stanno partecipando a Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bergamo) all’incontro annuale nella ricorrenza del 12 marzo, festa di san Massimiliano di Tebessa, martire a 21 anni nel 295 d.C. per obiezione di coscienza alle armi e “patrono” del servizio civile. L’incontro, sul tema “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”, è promosso dal Tavolo ecclesiale sul servizio civile, che riunisce 18 organismi, organizzazioni ed associazioni cattoliche tra cui Caritas italiana, Acli e Focsiv. “I giovani eritrei provano ad attraversare il deserto e il mare verso l’Europa, perché per loro rimanere in Eritrea è la morte sicura, altrove hanno almeno una possibilità – ha affermato Fessaha -. Nel deserto del Sinai sono state vendute persone o uccise per prelevare organi, sono state violentate donne. Si stimano almeno 8mila persone morte, ma nessuno ne parla”. L’attivista è appena tornata da Israele dove circa 38mila eritrei aspettano di essere riconosciuti dal governo altrimenti rischiano di essere deportati in Uganda e Rwanda. “I giovani israeliani sono contro questa deportazione – ha detto -. È tutta una questione di interesse, di scambio tra persone ed armi, l’uomo è diventato un business”. L’Ong Gandhi lavora anche in Etiopia, dove vivono quasi un milione di rifugiati, tra cui moltissimi eritrei. “Cerchiamo di costruire scuole per l’integrazione – ha concluso -, perché i giovani non vadano via e l’Africa non si dissangui”.