Viaggio apostolico
Il Pontefice è atteso dal 22 al 25 settembre in Lituania, Estonia e Lettonia. Tre nazioni molto diverse tra loro, “agganciate” all’Unione europea e allarmate dal vicino russo. A Tallinn fervono i preparativi che coinvolgono la piccola comunità cattolica, le relazioni ecumeniche e gli organismi dello Stato. L’amministratore apostolico racconta al Sir il clima di attesa che si vive nel Paese
Papa Francesco sarà a Tallinn il 25 settembre prossimo, ultima tappa di un viaggio che inizierà in Lituania (Vilnius e Kaunas, il 22-23 settembre), passerà per la Lettonia (Riga e Aglona il 24 settembre) e terminerà nella capitale estone. A Tallin gli incontri saranno all’insegna della frase “Alzati mio cuore” (Mu süda, ärka üles) tratta da un canto spirituale estone del compositore Cyrillus Kreek (1889-1962). Il logo preparato per la tappa illustra il profilo del Paese nei colori della bandiera della Santa Sede e il viso sorridente del Santo Padre nel gesto di salutare.
“Un onore per tutto il Paese”. L’annuncio ufficiale del viaggio da parte della Santa Sede è avvenuto venerdì 9 marzo, ma i lavori in preparazione dell’evento sono già stati avviati con “un comitato che da un paio di mesi sta lavorando al programma”, racconta al Sir il vescovo Philippe Jourdan, amministratore apostolico alla cui responsabilità è affidata la cura della comunità cattolica. La popolazione estone è di circa 1,3 milioni di persone e i cattolici sono circa settemila (meno dell’1% della popolazione) che, insieme a luterani e ortodossi, vivono tra il 75% di estoni senza religione. L’esiguità delle forze in vista dei preparativi non preoccupa il vescovo perché “gli estoni sono gente molto ordinata, meticolosa, a volte un po’ lenta, ma penso che ce la faremo”. Anche il governo, guidato dal premier Jüri Ratas, leader del Partito di centro, “ha fatto molto per invitare il Papa qui” e ha dato la sua disponibilità nella preparazione.
“La visita del Papa sarà un onore per tutto il Paese”
come hanno dimostrato anche le “reazioni estremamente positive” alla notizia dell’arrivo del Papa. “Alcuni hanno espresso sorpresa per il fatto che il Papa viene nella piccola Estonia, mentre non è ancora andato né in Spagna o in Francia, o in altri grandi Paesi. È una grande gioia, che aspettavamo, senza crederci del tutto fino ad alcuni mesi fa”.
Ecumenismo e un incontro con i giovani. Anche la Chiesa luterana ha accolto la notizia molto positivamente. “Lo scorso anno io e l’arcivescovo della Chiesa evangelico-luterana Urmas Viilma avevamo rivolto insieme un invito al Santo Padre”, racconta mons. Jourdan. I luterani sentono Papa Francesco “un poco come il loro Papa”. Questo implica che, anticipa il vescovo, nella giornata “molto intensa” del Papa a Tallin ci sarà un momento ecumenico, oltre a un momento per i giovani: “È significativo per noi anche il fatto che, se non sbaglio, sarà l’ultima visita di Papa Francesco prima dell’inizio del Sinodo sui giovani”.
Sicurezza materiale, insicurezza spirituale. Le attese nei confronti della visita, spiega mons. Jourdan, sono espresse in quello che “abbiamo scelto come motto della visita, che è l’inizio di un canto spirituale molto conosciuto qui, ‘Alzati cuore mio’. Venticinque anni fa, quando era venuto Giovanni Paolo II”, ricorda il vescovo, “erano trascorsi due anni dall’indipendenza e il suo messaggio qui, come in altri Paesi dell’Europa orientale era: non abbiate paura! In quegli anni lo Stato estone era come un malato appena risvegliato dal coma, dai passi molto esitanti, ma con una grande attesa di pace, di unione con il resto dell’Europa, grandi ideali; poche cose materiali forse, ma grandi speranze”. Venticinque anni dopo “lo Stato e la società sono più stabili, hanno trovato il loro posto in Europa e nel mondo, ma i grandi ideali si sono un po’ addormentati”: “lo si vede anche in Europa, con gli ideali della costruzione europea o nel fatto che dopo la fine della guerra fredda c’era una speranza di pace mondiale che si è andata raffreddando. Da noi è arrivato anche il materialismo. Se la società estone adesso vive in una certa sicurezza materiale, sente però un’insicurezza spirituale. Per questo abbiamo tanto bisogno di una voce forte che ci dica: alzati cuore mio! alzati anima mia!”.
Attesa per un messaggio di pace. Il peso politico che avevano i viaggi pastorali di Giovanni Paolo II nell’Europa orientale, all’indomani del crollo del muro di Berlino e della disintegrazione dell’Unione sovietica, oggi è sfumato? “La situazione politica è cambiata e Papa Francesco viene anzitutto come pastore, ma è anche vero che c’è nei nostri Paesi e nell’Europa orientale una certa tensione, con la Russia accanto, l’Ucraina…”. “Il ruolo di Papa Francesco è diverso da quello avuto da Giovanni Paolo II nell’Europa dell’est. Non è però un mistero che i popoli baltici vivono un poco nella paura. Se sia giustificata o meno è un altro discorso, ma che vivano nella paura è certo”. La visita del Papa “servirà a dare pace anche a livello internazionale e la gente qui lo sente”.