Libertà religiosa
“Se questa proposta dovesse passare, rischierebbe di ispirare iniziative analoghe in altri Paesi europei e oltre. In un clima di crescente antisemitismo e islamofobia questo potrebbe incoraggiare simili tendenze altrove, aumentando la pressione su comunità spesso già vulnerabili”. È un giudizio “tranchant” quello che, in una Dichiarazione congiunta diffusa questa mattina, emettono le Chiese cristiane d’Europa – attraverso i loro due organismi rappresentativi, il Ccee e la Kek – in merito ad una proposta presentata nel Parlamento islandese (Althing) che mira a vietare la circoncisione dei bambini di sesso maschile in assenza di prescrizione medica. Se la proposta venisse convertita in legge, i genitori potrebbero essere condannati fino a sei anni di carcere nel caso in cui eseguano una circoncisione religiosa su un bambino di sesso maschile. Ccee e Kek esprimono “grande preoccupazione”: “Questa iniziativa- scrivono – non sarebbe solo una violazione del diritto umano fondamentale della libertà di religione o di credo, ma sarebbe anche percepita come un segnale che le persone con un retroterra ebraico o musulmano non sono più benvenute sull’isola”.
Le Chiese fanno notare come “la circoncisione sia stata praticata per migliaia di anni da comunità religiose in tutto lo spettro della fede; è una caratteristica fondamentale della pratica religiosa sia nel giudaismo che nell’islam, nonché in alcune tradizioni cristiane, come quelle della Chiesa ortodossa etiope e della Chiesa ortodossa eritrea. La circoncisione non è una cerimonia opzionale, al contrario è al cuore della pratica religiosa. È con questo particolare rito religioso, che fornisce loro un segno dell’alleanza di Dio con l’umanità, che i bambini maschi sono accolti nella loro religione. Per queste comunità, si tratta di un’espressione integrale della fede”. Ccee e Kek affermano che “il divieto di circoncisione in Islanda equivarrebbe a mettere al bando due religioni diffuse in tutto il mondo, l’ebraismo e l’islam, e i loro aderenti. Questa legge creerebbe un’immagine xenofobica dell’Islanda in un mondo religiosamente e culturalmente diversificato”. La presa di posizione – sottolineano le organizzazioni – si riferisce soltanto alla circoncisione maschile. “Questo rito religioso obbligatorio non deve essere confuso con la crudele pratica della mutilazione genitale femminile che costituisce un attacco all’integrità corporale delle donne, violando i loro diritti umani fondamentali e la loro dignità”.