Analisi
“I partiti si sono ormai trasformati in grandi collettori di consenso. L’appartenenza e l’identità politica non sono più considerate un valore sociale: lo dimostra il voto che ha premiato la protesta”. Ne è convinto padre Francesco Occhetta, che nel numero de “La Civiltà Cattolica” in uscita sabato propone un’analisi del voto del 4 marzo ricordando che sono state scelte le due forze più antieuropeiste – almeno a parole – dello scenario politico: “In modi diversi esse hanno saputo canalizzare le paure sociali e la speranza di cambiamento, in una campagna elettorale pensata a colpi di slogan”. “Per allontanare lo spettro di nuove elezioni con questa legge elettorale”, secondo il gesuita “occorre appellarsi a quanti hanno a cuore il futuro del Paese, perché il bene di tutti sia superiore a quello delle singole forze politiche”. Nel richiamare il monito del presidente Mattarella, “le sorti del Paese sono comuni”, Occhetta avverte: “Ci vuole responsabilità per custodire il bene della democrazia in un tempo di crisi”. “Anche l’elettorato cattolico – il cui voto è stato distribuito su quasi tutte le principali forze politiche scese in campo – è chiamato a una nuova responsabilità”. Ma anche la fase politica che si è aperta, segnata dall’incertezza e dall’instabilità, può costituire un’opportunità: “È l’occasione – conclude il gesuita – per formare una nuova coscienza sociale, capace di distinguere e promuovere le scelte politiche conformi al Vangelo e ai princìpi della Dottrina sociale della Chiesa e di fare obiezione di coscienza sulle altre”.