Fine vita
A otto anni dalla legge che ha introdotto le cure palliative nel nostro Paese, si registra una disomogeneità territoriale nelle risorse destinate e nell’accesso ai servizi. Lo sostiene in un’intervista al Sir Italo Penco, presidente della Società italiana di cure palliative (Sicp), secondo il quale “occorre stimolare gli assessorati regionali della Sanità a costituire e/o completare con adeguati finanziamenti le reti regionali e locali – a domicilio, in ambulatorio, in hospice, in ospedale – di cure palliative per qualsiasi patologia evolutiva, in qualsiasi momento, per ogni età e in ogni luogo di cura come stabilito dalla legge e dai successivi atti d’intesa Stato-Regioni”. Per garantire servizi uguali a tutti i cittadini, prosegue, “occorrerebbe però normare il relativo sistema tariffario in modo da rendere certo e omogeneo il finanziamento delle attività di cura” e un ulteriore passo importante sarebbe l’accreditamento delle reti con la precisa definizione dei criteri loro richiesti. Il numero degli hospice è cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale ma alcuni territori sono rimasti scoperti perché, spiega il presidente Sicp, “si è spesso trattato di riconversioni di strutture sanitarie preesistenti” ed “è mancata una politica di programmazione e attuazione in zone in cui ce ne sarebbe stato bisogno”. Laddove possibile “andrebbe implementato il servizio domiciliare, il più idoneo alle esigenze del malato”, afferma sottolineando il ruolo “centrale” svolto dal volontariato per il quale è necessario un percorso formativo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Altrettanto importante “l’accreditamento istituzionale delle strutture del Terzo settore nel rispetto degli standard di qualità delle cure erogate”.