Via Crucis
“Noi siamo qui a celebrare, a pregare, a contemplare il morire in croce di Gesù, perché confermiamo la nostra fede: solo se Dio entra nella morte può incontrare tutti, perché tutti muoiono; solo un Dio così può essere l’aiuto e la salvezza di tutti: proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Sono queste le parole pronunciate dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, questo pomeriggio a Como, durante la Via Crucis da lui presieduta nel santuario del SS. Crocifisso. Una visita, quella di Delpini, nel ricordo dell’incoronazione del “Crocifisso del miracolo” conservato nella chiesa, da parte del beato cardinal Ildefonso Schuster nel 1945. “Dio dov’è?”, domanda con il tono dell’irrisione l’esploratore presuntuoso che scrutando il cielo o viaggiando nello spazio conclude: “Ho cercato dappertutto, ma non c’è traccia di Dio!”, aveva esordito nella sua riflessione l’arcivescovo. “Di fronte al grido, alla protesta, all’irrisione, alla bestemmia, all’invocazione che si rivolge verso il cielo”, ha proseguito Delpini, “c’è una risposta da parte di Dio: ‘Non guardate in alto, non guardate lontano, non cercate risposte in complicate teorie di sapienti, non cercate rivelazioni in percorso esoterici. Volgete lo sguardo a colui che hanno trafitto’”. “Ecco perché celebriamo la Via Crucis – ha concluso – perché questa verità del Dio sconfitto è la rivelazione del modo di Dio di salvare tutti, di riunire insieme i suoi figli che erano dispersi”.