Malattia

La telefonata di Papa Francesco a Nunzia Mattera: “È la cosa più bella che potevo ricevere nella mia vita”

Nel pomeriggio di domenica 11 marzo arriva la telefonata di Papa Francesco a Nunzia Mattera. Lei, malata di cancro, chiede al Papa una sola cosa: “Santitá la Vostra telefonata è la cosa più bella che potevo ricevere nella mia vita, mi raccomando mettete la mia Casamicciola nelle vostre preghiere”

Nunzia, una donna fortissima, socievole, amabile, eccezionale… con un occhio sempre verso chi è in difficoltà. Ora sta lottando la sua battaglia più dura, quella contro un male, una malattia, che sembra la voglia abbattere. Ma lei è lì, sul letto, stesa, e la sta vincendo la battaglia, perché il suo cuore è più forte. Il segreto sta tutto lì, in quel cuoricino pieno di amore verso la sua Casamicciola, verso gli ultimi, verso chi è in difficoltà.

Una grande e bella lezione di vita! E domenica scorsa, 11 marzo, arriva il regalo più bello della vita, e forse più inatteso: la telefonata del Papa.
“Buonasera Santità”. “Come state?”. “Non tanto bene Santità, purtroppo sono malata di cancro”. “Di lei mi ha parlato il vescovo Pietro”.
Poco più di un minuto di conversazione, ma tanta gioia ed emozione.
“Santità io ho solo un desiderio prima di andarmene; l’altra notte ho fatto un sogno così veritiero in cui lei stava qui da me, arrivava in elicottero e mi teneva abbracciata come un papà fa con una figlia, forse questo e vergognoso perché sono una donna di 70 anni”. “Vede, invece di arrivare con l’elicottero sono arrivato con il telefono”. “Santità è la cosa più bella che potevo ricevere nella mia vita, mi raccomando mettete la mia Casamicciola nelle vostre preghiere, questo è diventato un paese terremotato”. “Io prego per lei e lei per me eh. Che Dio la benedica”.
La telefonata finisce. Il silenzio.

Gli occhi di Nunzia pieni di lacrime si chiudono e partono i pensieri belli su questa grande gioia vissuta insieme.

Che emozione! Grazie Nunzia. Grazie Francesco. L’Isola è invasa dalla gioia di questa bella notizia e dalla speranza che non muore mai, perché la Chiesa è sempre stata presente, soprattutto dopo quel 21 agosto 2017. Anche Nunzia, tutte le sere dopo il terremoto è sempre stata lì al Majo a portare qualcosa da mangiare ma soprattutto a donare la sua energia positiva.

L’avevamo intervista nel mese di maggio 2015. E alla domanda su com’è nata l’idea di aiutare il prossimo lei ci ha risposto: “È stata una ‘chiamata’ un mistero che è sempre difficile spiegare, ci provo! A dicembre (2014) ho avuto un grande dolore, la morte di mio fratello, per il suo funerale chiedemmo agli amici e ai parenti di non donare fiori ma di destinare quei soldi ad una raccolta fondi in favore delle famiglie bisognose del nostro quartiere, Perrone. La raccolta è continuata anche nei giorni seguenti, i primi due giorni stavo fuori, sul sagrato e vedevo tante persone che conoscevo, con le quali avevo passato la gioventù, entrare in chiesa a volte in lacrime e con qualche bolletta tra le mani. Queste scene si ripetevano e così mi sono decisa ad entrare e a chiedere al sacerdote cosa stesse accadendo, conoscevo quelle famiglie! Don Gaetano Pugliese alla mia domanda, allargò le braccia dicendomi ‘tendete le braccia al prossimo, toglietevi i paraocchi’. Queste parole mi sono rimbalzate nella mente tutta la notte. Al mattino, di buonora, ho postato il mio stato d’animo, il grido di dolore che sentivo nel cuore, su Facebook, chiedendo aiuto a tutti gli uomini e donne di buona volontà ‘ho bisogno di tutti voi, sono tempi bui per tutti ma ciò non toglie che una scatola di pomodori o di fagioli possiamo permetterci di donarla’. Così, con il contributo di tanti è partita la catena alimentare. Poi si è costituita anche l’associazione”.

Un’esperienza nata da un momento di dolore, legato alla perdita del fratello. E alla domanda di Mena Sogliuzzo sul suo sogno, Nunzia ci aveva detto: “L’assenza di povertà! Il ricco deve condividere la ricchezza con i poveri, se ci proclamiamo cristiani, dobbiamo esserlo fino in fondo come hanno fatto i tanti lavoratori che hanno diviso con noi il poco pane sudato con il poco lavoro…”. Grazie Nunzia…hai vinto la tua battaglia, continua così.

(*) direttore “Kaire” (Ischia)