Politica
“Erano ampiamente prevedibili i risultati delle elezioni presidenziali” e “la vittoria di Vladimir Putin al primo turno ovvia per tutti, com’era stata la tornata precedente. La domanda era solo quanti voti avrebbe raccolto”: l’11% in più rispetto al 2012 dimostra che “Putin è ancora più saldamente radicato nel suo status di leader nazionale agli occhi dei russi”. A commentare da Mosca stamane per il Sir è Elena Zhosul, direttrice del centro per la comunicazione e i media dell’Università ortodossa russa. “La ragione principale della crescita della fiducia è, a mio avviso, il ritorno della Crimea alla Russia, attribuito a Putin come merito”. E poi “la situazione geopolitica mondiale, il confronto con l’Occidente, le azioni antiterroristiche della Russia in Siria. Putin è percepito dalla società come un difensore affidabile degli interessi internazionali del Paese. Nessuno, tranne lui, è ora in grado di adempiere a questo ruolo” e quindi il voto per Putin, spiega ancora Zhosul, “è stata una scelta di stabilità e sicurezza”. “L’istituzione delle elezioni in Russia” è andata acquisendo una sua peculiarità, secondo Elena Zhosul per cui “da molti anni non si tratta di elezioni reali, ma di conferma della fiducia alla persona concreta”, senza “concorrenza e opposizione indipendente”. Si tratta in realtà di “referendum a sostegno delle politiche di Putin”. È “una caratteristica della coscienza politica russa” il gravitare “attorno al potere individuale, la cui frequente sostituzione non è necessaria”. “Certo, nessuno parla di monarchia in Russia adesso, a cento anni dalla sua distruzione. Ma de facto, si può vedere una versione moderna di monarchia, ben velata sotto istituzioni e procedure democratiche”.