Chiesa
Non c’è pace per Francesco. Non si placano le polemiche, le ultime in ordine di tempo, sulla lettera di Benedetto XVI diffusa, in maniera parziale, in occasione della presentazione degli 11 volumetti “La teologia di Papa Francesco”.
Non c’è pace per Francesco. Non si placano le polemiche, le ultime in ordine di tempo, sulla lettera di Benedetto XVI diffusa, in maniera parziale, in occasione della presentazione degli 11 volumetti “La teologia di Papa Francesco”. Poi, sotto la pressione di molti giornalisti accreditati in Sala Stampa, sabato scorso la Segreteria per la comunicazione ha pubblicato il testo integrale della missiva inviata da Ratzinger a don Dario Edoardo Viganò.
Ci ha pensato un vaticanista di notevole rilievo, Gian Franco Svidecoschi, a tentare una lettura dei primi cinque anni di pontificato di Bergoglio. Lo ha fatto con un libro edito da Rubettino. “In questi anni c’è stato un sovraccarico sia di ideologizzazione che di semplicismo”, annota il giornalista. Si è finiti così per “deformare o quanto meno offuscarne la figura (del Papa, ndr), il magistero, gli obiettivi stessi del pontificato”.
Il tentativo di delegittimare Francesco non ha precedenti, sottolinea Svidercoschi. Ed è ancora più preoccupante la situazione perché, aggiunge, la divisione si registra tra gli stessi fedeli. “Non siamo ancora a uno scisma, come teme (o vorrebbe) qualcuno”, ma ogni gesto del Papa crea sempre due reazioni opposte: una di consenso e l’altra di critica. Eppure, lo scrive anche Svidercoschi, Francesco non fa altro che ricordare alla Chiesa l’essenzialità del Vangelo, le sue radici, nel segno della Misericordia di cui è strapiena la narrazione che si trova nei libri sacri.
Ho sottomano, per l’ennesima volta, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium pubblicata dal Papa in avvio di pontificato come suo programma di azione pastorale. Lo stesso Bergoglio la raccomandò a Firenze a tutta la Chiesa italiana lì riunita per il convegno decennale. Domandò a tutti di riprenderla in mano, di leggerla, di conoscerla, di approfondirla e anche di incarnarla. Forse ce ne siamo un po’ dimenticati. Al n. 35 si legge: “Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere… L’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente allo stesso tempo più necessario”.
E al n. 37, citando san Tommaso d’Aquino, Francesco ribadisce: “La misericordia è la più grande delle virtù”. Leggendo, sfogliando, rileggendo e meditando i quattro Vangeli non si può non comprendere l’immenso amore di Cristo per l’uomo, soprattutto quello lontano e abbandonato, sia esso il povero Lazzaro o quello derubato dai ladroni. Lì sta il cuore dell’annuncio cristiano. A questo ci richiama con forza e insistenza il vescovo di Roma. Al Vangelo. Nient’altro che a quello.
(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)