Pasqua 2018
Sale la tensione a Gaza dove la piccola comunità cristiana si appresta a vivere la Pasqua. Israele nega 600 permessi ai gazawi per uscire dalla Striscia e recarsi a pregare a Gerusalemme. Il parroco spiega il perché al Sir e racconta come la locale parrocchia si sta preparando alle liturgie del Triduo pasquale. L’appello ai cristiani di tutto il mondo: “Pregate per noi che stiamo soffrendo!”
Venti di guerra su Gaza dove la piccola comunità cristiana – circa 1.000 fedeli di cui poco più di 130 i cattolici – si appresta a vivere la Pasqua con “grande paura”. A raccontare al Sir lo stato d’animo dei fedeli gazawi è padre Mario Da Silva, parroco della comunità latina della “Sacra Famiglia” sita nel quartiere orientale di al-Zeitun. “Da più parti – spiega il parroco di origini brasiliane – si dice che si sta preparando una nuova guerra e, per questo, cresce la paura. Gli animi non sono tranquilli”. Non sono ancora state rimarginate le ferite delle campagne militari precedenti, con migliaia di morti, distruzioni e macerie, che già si prepara una nuova guerra.
Nei giorni scorsi lungo la linea di demarcazione fra Israele e la striscia di Gaza si sono registrati scontri con quattro palestinesi che sono penetrati in territorio israeliano e hanno sabotato un mezzo del genio militare adibito alla ricerca di tunnel di Hamas. La reazione israeliana non si è fatta attendere con l’aviazione che ha colpito una base del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam, a Rafah.
Permessi negati. “Alla tensione palpabile si aggiunge un ulteriore problema: Israele non ci ha concesso i permessi (si parla di 600 permessi, ndr.) per uscire dalla Striscia e andare a Gerusalemme e nei Territori per pregare per la Pasqua. La ragione di questa decisione – aggiunge padre da Silva – risiede nel fatto che 21 persone che erano uscite con i permessi per Natale dello scorso anno non sono rientrate a Gaza. Pertanto fin quando non faranno rientro nella Striscia, Israele non concederà permessi. E dubito che ciò accadrà. Fino ad oggi non abbiamo permessi”. Dal Patriarcato Latino di Gerusalemme trapela delusione per la mancata concessione di permessi laddove, si rimarca, “i fedeli non dovrebbero nemmeno essere tenuti a chiedere il permesso di uscire per recarsi a pregare nei luoghi della crocifissione, morte e resurrezione di Gesù”.
“Pregate per noi”. “Con questo clima che si respira adesso a Gaza difficile prevedere come santificare il Triduo pasquale. Celebreremo tutte le funzioni all’interno ma non so quanti fedeli troveranno la forza per uscire e venire in chiesa. Soprattutto il Venerdì Santo. Il venerdì è giorno di preghiera per i musulmani e sono attese delle forti proteste, è prevedibile che molti dei nostri fedeli non si muoveranno da casa”. Ma sarà Pasqua lo stesso a Gaza. Padre Da Silva lo ribadisce nel suo appello ai cristiani nel mondo: “Io e la mia comunità vogliamo inviare i nostri auguri di Pasqua di Resurrezione a tutti i nostri fratelli nel mondo, con una richiesta: pregate per noi che stiamo soffrendo con Cristo. Vogliamo risorgere con Lui per avere una vita nuova. Dio vi benedica tutti e pregate per noi. Noi offriamo le nostre sofferenze per il bene del mondo e per tutti voi!”.