Terremoto 2009
Viaggio a Onna, il borgo frazione de L’Aquila che con i suoi 40 morti su 350 abitanti ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane e per questo divenuto icona del sisma delle 3.32 del 6 aprile del 2009. La ricostruzione procede lentamente, ma c’è chi, come il giornalista Giustino Parisse, che quella notte perse i suoi due figli di 16 e 18 anni e il padre, non si rassegna e dice con fermezza: “ricostruiremo Onna”. L’importanza della “memoria” per il futuro del borgo, perché il terremoto non diventi “un ricordo mitico”
“Assistiamo a una ricostruzione a macchia di leopardo: ci sono zone con palazzi riedificati, poi ti giri e tutto intorno vedi solo vuoto e case ancora diroccate. È un po’ come se io ricostruissi casa mia partendo dal salotto, lasciando a dopo ambienti come cucina e bagno che invece rappresentano le priorità di un’abitazione”.
Giustino Parisse la racconta così la ricostruzione post-sisma del 6 aprile 2009 che colpì, alle 3.32 del mattino, L’Aquila e i centri vicini provocando 309 vittime, oltre 1.600 feriti e decine di migliaia di sfollati. Quella notte Parisse, all’epoca caporedattore de ‘Il Centro’, perse i suoi due figli di 16 e 18 anni e il padre.
Onna, un “gioiello” mancato. Il racconto del giornalista parte da Onna, il borgo frazione de L’Aquila che con i suoi 40 morti su 350 abitanti ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane e per questo divenuto icona di quella tragedia. “Casa mia è un terreno vuoto dove posso mettere le patate” dice con un sorriso amaro guardando dal cancello ciò che rimane della sua proprietà che attende i permessi per essere ricostruita. “Permessi che, annunciati più volte, si sono sempre impantanati nella pastoie della burocrazia, tra vincoli, commissioni e procedure da attuare. E gli anni passano. Per il momento vivo in una casa ricostruita su un terreno di mio padre qui vicino Onna”. Ma la realtà è ben più complessa, denuncia Parisse:
“9 anni dopo il sisma la situazione a Onna vede per 22 aggregati di case da ricostruire (circa 150 immobili), sei cantieri aperti e due soli quelli completati. Delle famiglie che la notte del 6 aprile vivevano nel centro storico solo due stanno per rientrare nella loro abitazione riedificata. 300 onnesi, vale a dire il 75% degli abitanti del borgo, vivono nel villaggio provvisorio. E pensare – aggiunge – che Onna, nel cronoprogramma comunale doveva essere la prima frazione da ricostruire”.
“Con scelte oculate poteva diventare un modello di ricostruzione da mostrare al mondo. Qui c’è un piano ricostruzione da 72 milioni di euro, 62 per l’edilizia privata e il restante per la pubblica. 62 milioni di euro sono stati spesi per ricostruire poco meno di tre palazzi a L’Aquila. Se ci fosse stato un po’ di coraggio politico il nostro paese poteva avere un unico appalto di lavori, ma anche in questo caso lungaggini e burocrazia hanno complicato tutto. Oggi Onna poteva essere un gioiello e invece siamo qui a lamentare una evidente mancanza di pianificazione”.
Ne è un chiaro esempio la zona intorno alla chiesa di san Pietro Apostolo, la cui storia è inscindibile da quella del borgo, un edificio sacro intorno al quale la comunità onnese si è ritrovata per secoli. Qui Parisse ricorda la visita di Benedetto XVI del 28 aprile e il grande aiuto della Germania per riedificare la chiesa, “i tedeschi hanno donato 3,5 milioni di euro di cui 2 milioni circa per san Pietro. A destra della chiesa – spiega il giornalista – si trova il più grosso aggregato di abitazioni di Onna già ricostruito per sei milioni di euro. Ma tutto intorno sono rimaste macerie”. Nonostante tutto la certezza di Parisse resta salda:
“ricostruiremo Onna, ricostruiremo L’Aquila.
Nel capoluogo la ricostruzione del centro storico è oltre il 60%. Nelle periferie, dove i danni sono stati inferiori è quasi terminata. Per le frazioni sono ottimista se dico che siamo al 20%. Di media siamo a un terzo della ricostruzione complessiva. Resta da capire quando sarà completata”. Dall’Ufficio speciale per la ricostruzione de L’Aquila (Usra) si parla del 2022 come anno di chiusura dei lavori degli edifici privati nell’intero territorio comunale, e del 2020 per il completamento del centro storico e delle frazioni prioritarie. Al 4 maggio, secondo dati Usra, per la ricostruzione privata sono stati concessi 1.774.960.957,86 euro a fronte di un importo complessivo di euro 3.452.713.867,75 per 11933 unità immobiliari. Per le opere pubbliche, invece l’importo finanziato è stato di euro 2.044.329.766 quello erogato è stato di euro 1.367.678.835, ma il dato si riferisce al 31 dicembre 2017. Per ciò che riguarda Onna, al 4 maggio scorso, i dati Usra parlano di 72 pareri emessi per un importo complessivo di euro 64.607.532,51, l’importo concesso ammonta a euro 15.275.480,96 per 303 unità immobiliari interessate. “Lo scorso anno – ricorda Parisse – l’Usra ha sveltito le procedure lasciando liberi gli appalti sotto il milione di euro ma l’esame delle pratiche va comunque a rilento. Tutto questo non aiuta il morale, gli anni passano e chi è più avanti con l’età dubita di rivedere la propria abitazione riedificata”.
Un paese cambiato. Lo sguardo si volge verso i cantieri aperti, gli operai sui ponteggi a lavorare. Il dito ad indicare un blocco di case appena restaurato: “se dovessero tornare le persone che ci abitavano prima del terremoto rientrerebbe una famiglia sola.
Molti sono morti, qualcuno è andato via.
Gli eredi vivono lontano da Onna e forse non torneranno più. Per ricostruire tutto il borgo, con questo passo, bisognerà attendere il 2030” quando, aggiunge il giornalista, “il paese sarà cambiato anche antropologicamente. Ci saranno persone nuove, famiglie, migranti che, con un lavoro, cercano case anche in affitto. Io sono rimasto perché ho un legame forte ma chi è disperso tra Piani case e Map (moduli abitativi provvisori) perché dovrebbe tornare in queste frazioni? Forse ci torneranno solo per passarvi qualche settimana di vacanza.
Le comunità si ricostituiranno in maniera diversa perché il sisma ha distrutto un tessuto sociale che era fortemente radicato. Chi è nato pochi anni fa cosa potrà mai sapere di Onna, delle sue usanze, delle sue tradizioni? La ricostruzione morale e sociale delle comunità terremotate durerà decenni e ricostruire senza un’identità trasformerà il terremoto in un ricordo mitico”.
La ‘malta’ della memoria. Qui entra in gioco la memoria, la vera “malta” della ricostruzione morale della popolazione.
“Se non coltivi la memoria crolla tutto”.
“La memoria – ribadisce Parisse – sono le tradizioni, le feste, la storia che parte non con il terremoto del 2009 ma da prima, perché Onna c’era prima del sisma. Non è solo la memoria delle vittime, che resta viva nel cuore dei familiari e degli amici, ma è anche la memoria dei luoghi. Chi fra 30 anni vivrà a Onna magari potrà chiedersi che cosa era questo borgo. Ecco allora la necessità raccogliere, scrivere e archiviare, consapevoli che le persone cambieranno ma che tutto resterà inciso nella memoria”. Nei cantieri di Onna è sceso il silenzio, un gregge di pecore invade le piccole strade interne ancora sterrate per rientrare in ovile. Resta il tempo di un ultimo sguardo rivolto a “Casa Onna”, il centro di aggregazione costruito sulle ceneri della ex scuola elementare distrutta dal sisma, il “nemico svanito” che ha lasciato tanto orrore ma anche semi di speranza.