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La gratitudine ha molteplici effetti positivi e aiuta a guardare in modo nuovo e più luminoso al nostro passato e anche al nostro futuro. Saper dire grazie ci restituisce una sana leggerezza e sviluppa una maggiore voglia di vivere. Chi apprende a ringraziare, poco a poco, risana le ferite della vita e scioglie un po’ alla volta i vecchi rancori che spesso bloccano il fluire sereno dell’esistenza. Insieme alla compassione e all’amore, la gratitudine è un farmaco straordinario
Non capita tutti i giorni di ricevere una telefonata di Maurizio Costanzo che si complimenta per un articolo apparso sul nostro settimanale: nella fattispecie, quello della rubrica “Fuori onda” del numero della settimana scorsa, dedicato al programma televisivo “Interviste”. Era proprio lui e non la voce contraffatta di qualche imitatore!
Certamente un simpatico motivo di soddisfazione per la nostra articolista (e per tutto il giornale). Ma non solo. Si è trattato – almeno per me – di una piccola lezione di vita. Ho pensato a tutte quelle volte in cui – per un motivo o per l’altro – non ho risposto subito a un messaggio di posta elettronica o sul cellulare o ad una telefonata, lasciando che la cosa col passare del tempo cadesse nell’oblio e nel cassetto delle cose dimenticate. Mi son venute in mente tutte quelle volte in cui non ho saputo esprimere la mia riconoscenza e la mia gratitudine in modo adeguato, cosicché il mio grazie è rimasto in qualche maniera impigliato nelle maglie della pigrizia del “farò dopo” o del “sì, sarebbe meglio ringraziare ma adesso non ho tempo”… E cose di questo genere. Insomma, mi son sentito interpellato nella mia capacità – o incapacità – di saper dire grazie e di saperlo fare presto, senza attendere chissà quali occasioni straordinarie o chissà quali momenti ufficiali.
Abbiamo sempre qualche motivo per dire grazie. Una scrittrice italiana, Assunta Corbo, nel suo libro “Dire, fare, ringraziare”, del 2015, sostiene che prima di dormire, alla fine di ogni giornata, dovremmo trovare almeno cinque motivi per dire grazie. Qualche solito brontolone dirà che è impossibile trovare ogni giorno così tanti motivi e invece, se proverete a fare questo esercizio, vedrete che non è affatto difficile. Basta soffermarsi sugli episodi della giornata – anche quella più faticosa – e riconoscere quei piccoli o grandi doni che la vita ci ha fatto: dalla bellezza di un fiore o di un albero, alla gioia di un saluto e di un abbraccio, alla commozione per uno scritto che ci ha colpito, sino alla soddisfazione per un (piccolo) lavoro che ci è riuscito bene… Per chi è credente il suo grazie alla vita, agli altri e anche al bene, che nel corso della giornata pure lui è riuscito a fare, si intreccia con un grazie più grande: quello a Dio.
La gratitudine ha molteplici effetti positivi e aiuta a guardare in modo nuovo e più luminoso al nostro passato e anche al nostro futuro. Saper dire grazie ci restituisce una sana leggerezza e sviluppa una maggiore voglia di vivere. Chi apprende a ringraziare, poco a poco, risana le ferite della vita e scioglie un po’ alla volta i vecchi rancori che spesso bloccano il fluire sereno dell’esistenza. Insieme alla compassione e all’amore, la gratitudine è un farmaco straordinario.
Anche papa Francesco insiste – e ritorna volentieri – sulla gratitudine e sulla necessità di saper dire “grazie” e sull’urgenza di insegnare a dirlo sin da piccoli ai bambini (insieme alle altre parole magiche: “permesso” e “scusa”). Importante è proprio saper dire grazie alle persone e non trattenerlo solo per noi, nello scrigno segreto della nostra coscienza: saper dire grazie al nostro prossimo con sincerità, nei momenti in cui la nostra coscienza ce lo fa capire (senza che diventi un intercalare che rischia di svuotarsi di ogni significato). E possibilmente farlo presto, se non subito, senza attendere che si presenti l’occasione, perché l’occasione migliore è proprio adesso.
(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)