Società
È urgente come credenti e come comunità cristiana un rinnovato sforzo di pensiero, di ricerca, di elaborazione culturale consapevoli che è necessario individuare anche nuove categorie interpretative che ci aiutino ad abitare in modo consapevole e responsabile questo modo in cui siamo comunque e sempre chiamati a render ragione della Speranza che è in noi
Siamo in un cambio d’epoca.
Ce lo ripetiamo spesso, forse per farcene una ragione, visto che starci dentro non appare proprio una condizione comoda e rilassante.
La sensazione minima che ci troviamo a condividere non poche volte è quella dello spaesamento. Cerchiamo di far finta di nulla, ma è così.
Questo tempo così complesso, per molti versi assolutamente inedito, caratterizzato da sfide epocali, ricco di possibilità impensabili solo qualche anno fa, è però il nostro tempo, l’unico che abbiamo disposizione. Per chi crede è il tempo propizio, il tempo che il Signore ci ha dato e nel quale ci chiama a santificarci.
È dunque un tempo potenzialmente buono: qui si gioca la nostra responsabilità e capacità di giocare tutte le nostre carte che il Padre ci ha dato.
La condizione però è quella di uscire da una sorta di paralisi che talvolta sembra prenderci a livello individuale e anche comunitario.
Di fronte all’orizzonte sconosciuto, inesplorato, il rischio è quello di far finta che tutto sia come prima e che nulla stia cambiando profondamente. Cerchiamo di distrarci (e la contemporaneità ci offre mille modi per farlo), per non renderci conto fino in fondo di come il mondo vicino e lontano da noi stia cambiando a una velocità crescente. Noi adulti non ci pensiamo veramente, forse perché, alla fin fine sappiamo che è una questione che riguarderà soprattutto chi verrà dopo di noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli. Questo atteggiamento può essere dovuto a superficialità, a paura, a non conoscenza, a inadeguatezza di strumenti per leggere la realtà.
Ma le sfide che abbiamo di fronte non possono essere liquidate con slogan o frasi di circostanza.
L’intelligenza artificiale piuttosto che le migrazioni epocali, la bomba demografica piuttosto che lo sviluppo potente (e prepotente) del web in tutte le sue molteplici forme e possibilità, la trasformazione radicale del lavoro piuttosto che i viaggi interstellari, sono solo alcune delle frontiere con le quali sempre più ci troveremo a fare i conti e rispetto alle quali le categorie anche recenti non sono più sufficienti. Sono opportunità enormi di cui non dobbiamo aver paura, ma rispetto alle quali dobbiamo attrezzarci.
È dunque urgente anche come credenti e come comunità cristiana un rinnovato sforzo di pensiero, di ricerca, di elaborazione culturale consapevoli che è necessario individuare anche nuove categorie interpretative che ci aiutino ad abitare in modo consapevole e responsabile questo modo in cui siamo comunque e sempre chiamati a render ragione della Speranza che è in noi.
Certo, è un percorso non facile che chiede di metterci in discussione, ma che ci affida anche grandi potenzialità. La comunità cristiana, come in altre occasioni, è chiamata a dare in questo senso un contributo di significato insostituibile.
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)