Vecchio continente
L’Europa appare sempre più la periferia del mondo. Una periferia invecchiata, litigiosa, chiusa in se stessa. All’Europa Papa Francesco ha dedicato discorsi di grandissima forza che andrebbero ripresi per valutare anche l’attuale situazione politica del continente
Qualcuno l’ha definita l’unica “utopia politica ragionevole” che noi europei siamo riusciti a trasformare in realtà. Dalla terribile devastazione del Secondo conflitto mondiale l’Europa riuscì a rialzarsi dando vita a un progetto assolutamente inedito: la costruzione di un percorso condiviso, scelto in pace e libertà, in un rapporto di parità tra partner, con la cessione progressiva di sovranità a istituzioni sovrastatuali, nella convinzione che le sfide presenti e future richiedono un sistema ben più ampio e forte del singolo Stato.
Se si guarda alle recenti polemiche e al riaffermarsi prepotente di singoli interessi statali, quello che fu il progetto nato dal grande coraggio e dalla lungimiranza dei padri fondatori (Schuman, Adenauer, De Gasperi)
appare scolorito. La forza propulsiva che trovò la carica determinante nella necessità di prevenire possibili futuri conflitti all’interno del Continente europeo sembra indebolita.
L’Unione Europea esce in affanno dalla crisi economica più grave del Secondo dopoguerra. Per la prima volta un Paese (la Gran Bretagna) sta facendo il percorso al contrario di quello che tutti han fatto fino ad ora rispetto alla Ue: sta preparando le valige per uscire. Intanto gli interessi planetari si sono spostati verso l’Oceano Pacifico e l’Europa appare sempre più la periferia del mondo. Una periferia invecchiata, litigiosa, chiusa in se stessa.
All’Europa Papa Francesco ha dedicato discorsi di grandissima forza che andrebbero ripresi per valutare anche l’attuale situazione politica del continente. Lo scorso anno, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, Bergoglio, con un discorso intenso, ha ricordato ai capi di stato e di governo dell’Unione Europea che “l’Europa non è un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare”. All’origine dell’idea d’Europa vi è “la figura e la responsabilità della persona umana col suo fermento di fraternità evangelica, […] con la sua volontà di verità e di giustizia acuita da un’esperienza millenaria”.
I pilastri su cui deve crescere la Ue per Papa Francesco sono chiari: “la centralità dell’uomo, una solidarietà fattiva, l’apertura al mondo, il perseguimento della pace e dello sviluppo, l’apertura al futuro. A chi governa compete discernere le strade della speranza, identificare i percorsi concreti per far sì che i passi significativi fin qui compiuti non abbiano a disperdersi, ma siano pegno di un cammino lungo e fruttuoso”.
Tutto il resto è propaganda politica, utile al massimo per recuperare qualche voto alle prossime elezioni, ma non certo per dare un futuro all’Europa e quindi a tutti noi.
(*) direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)