Incontro ecumenico

Papa Francesco a Bari: “Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente”

Da Bari Papa Francesco e i Patriarchi delle Chiese del Medio Oriente rilanciano un forte appello per la pace. La risposta alle guerre, alla violenza e all’ingiustizia risiede nella rinuncia delle logiche di supremazia e nello sradicamento della miseria. Un monito ai potenti che mentre parlano di pace alimentano sfrenate corse al riarmo

(Foto: Vatican Media)

“Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!”: non poteva essere più chiaro Papa Francesco nel denunciare “la piaga che tragicamente assale quest’amata regione”, la guerra. Dal sagrato della basilica di san Nicola a Bari, città la cui vocazione storica e geografica è quella non di essere frontiera ma cerniera che tiene insieme Oriente e Occidente, il Pontefice ha gridato: “Chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi.

Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti!

Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente!”. Con lui, a fargli da corona, venti tra Patriarchi e Capi delle Chiese cristiane del Medio Oriente, uno accanto all’altro a sottolineare la totale condivisione di idee e intenti dopo un dialogo a porte chiuse durato oltre due ore e terminato con il volo di alcune colombe bianche.

“Sono molto grato per la condivisione che abbiamo avuto la grazia di vivere – ha affermato il Pontefice rivelando il clima di fraternità dell’incontro -.

Ci siamo aiutati a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente. Essa sarà tanto più profetica quanto più testimonierà Gesù Principe della pace”. L’impegno comune delle Chiese è totale: “Noi ci impegniamo a camminare, pregare e lavorare, e imploriamo che l’arte dell’incontro prevalga sulle strategie dello scontro, che all’ostentazione di minacciosi segni di potere subentri il potere di segni speranzosi”.

E chissà se a qualche grande leader mondiale e internazionale saranno fischiate le orecchie quando Papa Francesco ha cominciato a illustrare le conseguenze delle guerre in Medio Oriente, sofferte soprattutto dalla “povera gente”. Perché la guerra “è figlia del potere e della povertà e si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la miseria”. L’esatto opposto di ciò che accade in Medio Oriente oggi dove a soffiare sul fuoco sono anche “forme di fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi, hanno in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato il fratello che da sempre vive accanto”.

È una vera e propria road map per la pace in Medio Oriente quella tracciata dal Papa e dai Patriarchi e non una summa di piaghe della Regione. Bersaglio del Pontefice le “sfrenate corse al riarmo, una gravissima responsabilità che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti”. Hiroshima e Nagasaki lo stanno a ricordare. E poi “la sete di guadagno, che non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrare giacimenti di gas e combustibili, senza ritegno per la casa comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti la legge della convivenza tra i popoli!”. La tutela di “tutte le presenze, non solo quelle maggioritarie” che per il Papa deve spalancare in Medio Oriente la strada “verso il diritto alla comune cittadinanza.

Anche i cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti”.

Lo sguardo di Francesco e dei Patriarchi si è rivolto anche a Gerusalemme, “città per tutti i popoli, città unica e sacra per cristiani, ebrei e musulmani di tutto il mondo, la cui identità e vocazione va preservata al di là delle varie dispute e tensioni”. Il Pontefice ha chiesto il rispetto dello status quo della Città Santa “secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetutamente chiesto dalle comunità cristiane di Terra Santa” e ribadito la validità di una soluzione negoziata tra israeliani e palestinesi, che porti “a garantire la coesistenza di due Stati per due popoli”.

Il grido dei bambini. Perché non muoia la speranza nella pace, ha ribadito Papa Francesco,

“l’umanità ascolti il grido dei bambini,

la cui bocca proclama la gloria di Dio. La speranza ha il loro volto”. “In Medio Oriente – ha ricordato tra gli applausi delle persone presenti fuori la basilica – da anni, un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi.

L’umanità ascolti – è stato l’accorato appello del Pontefice – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio. È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità”.

Citazione nascosta. E infine una citazione nascosta a un documento caro a mons. Tonino Bello, vescovo di Molfetta, presente in grafica anche nel logo dell’incontro di Bari: “Puglia arca di pace e non arco di guerra”.

“Il Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso tra i continenti, ma un’arca di pace accogliente

per i popoli e le fedi. Amato Medio Oriente – ha concluso il Papa – si diradino da te le tenebre della guerra, del potere, della violenza, dei fanatismi, dei guadagni iniqui, dello sfruttamento, della povertà, della disuguaglianza e del mancato riconoscimento dei diritti. ‘Su te sia pace’, in te giustizia, sopra di te si posi la benedizione di Dio”.