Società

Migranti: curiamo il sintomo anziché la malattia

Il tema da discutere non è quello della suddivisione dei migranti o dei porti di approdo quanto piuttosto come porre fine alle guerre che provocano la fuga dei disperati

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Il tema migranti continua a tenere alta l’attenzione degli italiani sull’argomento. Dettato dalla politica e inseguito dagli organi di informazione continua ad essere terreno di scontro e di propaganda elettorale, nonché centro degli interessi di cui dobbiamo occuparci come se fosse il problema più importante della vita degli italiani. Gli slogan salviniani infiammano gli animi e impediscono di guardare la realtà con realismo per risolvere un problema che non trova via di soluzione. Ora che abbiamo fatto la voce grossa in Europa finalmente dovranno ascoltarci e occorrerà rivedere i trattati per quanto riguarda il tema dell’accoglienza.
E mentre si prolunga l’odissea dei profughi e delle navi delle Ong, costrette ad elemosinare viveri e luoghi di approdo si alza anche il tono del dibattito interno ed europeo e il ping pong delle responsabilità circa i soccorsi coinvolge ogni giorno gli stati del sud dell’Europa. Nel frattempo continua l’esodo dei disperati e dei naufragi che coinvolgono anche i bambini.
Il vertice europeo di fine giugno non ha sortito il successo sperato, anche se il nostro Premier l’ha valutato all’80% un successo per l’Italia, corretto subito da Salvini che lo ha ridotto al 70%. Di fatto il tema in discussione è talmente complesso e gli egoismi nazionali talmente tanti che difficilmente si potrà addivenire ad un accordo; anche perché si tratta di un argomento da cavalcare perché elettoralmente proficuo per i populismi delle destre in ascesa in tutta Europa. “È troppo presto per parlare di successo sull’accordo sui migranti” – ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk alla conferenza stampa finale del vertice Ue. “L’intesa sulle conclusioni è il compito più facile in confronto” alla sua applicazione “sul terreno”.
Ma questo dispiegamento di diplomazia da parte dei Paesi Ue a me sembra veramente stolto. Come si può risolvere il problema dell’esodo di tanti uomini e donne verso la pacifica Europa se non si affronta veramente la causa di tale esodo? Mi spiego. Il tema da discutere non è quello della suddivisione dei migranti o dei porti di approdo quanto piuttosto come porre fine alle guerre che provocano la fuga dei disperati. Perché l’Europa non mette a tema il problema della fornitura delle armi ai governi di tanti piccoli reucci che, con le loro milizie, dilaniano molti paesi africani? Perché non si può mettere fine alla guerra in Siria? Forse perché le lobby delle armi sono talmente potenti da legare le mani ai governi? Forse perché il mercato del lavoro in Europa ha bisogno di alimentare guerre e guerriglie per mantenere alto il tenore di vita di noi occidentali? Non mi dilungo ad elencare le cause che provocano l’esodo in massa di intere popolazioni. Sono ormai note a tutti, anche se gli organi di informazione, pur parlandone, non fanno i dovuti collegamenti.
È di questo che dovrebbero interessarsi i vertici Ue se veramente vogliono risolvere il problema. Se non lo vogliono o possono fare, allora paghino pure le conseguenze della loro ipocrisia.
È come se, di fronte ad un malato grave, curassimo il sintomo anziché la malattia.

(*) direttore “Settegiorni dagli Erei al Golfo” (Piazza Armerina)