Politica internazionale
Di Trump magari c’è chi ne condivide le parole. Non gli piace l’Unione europea. Gli dà fastidio che ci sia un gruppo di Stati che cerca di condividere un cammino politico e di sviluppo. Dopo la Gran Bretagna spera che altri facciano a quel modo. Gli piace di più il faccia a faccia diretto, come con Vladimir Putin.
Londra, Bruxelles, Helsinki (campo neutro con Putin), tre tappe ravvicinate per un giretto nel mondo del presidente Usa. Perché nel mondo ci stanno anche Pechino, Tokio e altro ancora.
“Trump ha buttato via tutte le nozioni su come un presidente dovrebbe comportarsi all’estero” scrive il New York Times, dopo l’incontro di Vladimir Putin e Donald Trump a Helsinki. “Anziché difendere gli Stati Uniti da chi li potrebbe minacciare, ha attaccato i suoi cittadini e le sue istituzioni. Piuttosto che sfidare Putin, avversario con un elenco ben documentato di malefatte contro gli Stati Uniti, lo ha elogiato senza riserve”. “Era il momento in cui Trump doveva difendere l’America. Si è chinato”, titola il Washington Post, riferendo che persino i “repubblicani, compresi alcuni che di solito evitano di criticare il presidente, si sono uniti ai democratici per rimproverarlo”. Il Wall Street Journal scrive che Trump “ha messo in discussione la conclusione dell’intelligence statunitense secondo cui Mosca si è immischiata nelle elezioni del 2016”, definendolo “un sorprendente allineamento con un avversario”. Con l’aiuto del Sir, queste note dei giornali Usa confermano il non amore fra Trump e la stampa d’oltreoceano.
Personalmente credo che il dialogo positivo fra uomini di Stato sia importante. Non so cosa si siano detti a quattr’occhi, ma plaudo al dialogo Trump – Putin.
Poche ore prima di quell’incontro, però, abbiamo visto Trump arrivare in Gran Bretagna con toni pesanti verso Theresa May cui poi stringe la mano, ma elogiando i suoi avversari interni che la incalzano per una Brexit più decisa e spedita. Poi il parapiglia in mezzo ai soci della Nato, dove arriva dopo aver espresso la speranza che qualcuno in Germania succeda alla Merkel e che comunque tutti aprano il borsellino per la difesa, dicendosi poi sicuro che sarebbe stato più facile l’incontro successivo con Putin.
First America! Anche dalle nostre parti c’è chi ha visto in chi ha pronunciato quella frase un uomo da imitare. Da andarci d’accordo. Ma come, se è riuscito a far irritare perfino il vicino e super alleato Canada oltre ai poveri messicani?
Magari c’è chi ne condivide le parole. Ma avete notato un particolare? Non gli piace la Ue, l’Unione Europea. Gli dà fastidio che ci sia un gruppo di Stati che cerca di condividere un cammino politico e di sviluppo. Dopo la Gran Bretagna spera che altri facciano a quel modo. Gli piace di più il faccia a faccia diretto, come con Vladimir.
Chissà cos’ha in testa quando spera che ci siano altre Brexit? Chissà se ce ne accorgeremo prima che anche a noi venga da pensare che è meglio Italexit?
(*) direttore “Il Piccolo” (Faenza-Modigliana)