Società
La sfida per il cattolico in Politica va vissuta come contatto costante con l’uomo non attraverso le utopie o le pregiudiziali di un qualsiasi movimento ma con la granitica convinzione che si possa muovere positivamente ove le idee siano quelle del servizio al prossimo…
Cattolici e Politica, ecco un binomio del quale si parla molto da quando è naufragata l’esperienza della Democrazia Cristiana, ma il discorso, pur se datato, ha ripreso vigore recentemente, fra speranze, attese, illusioni e soprattutto delusioni. Chiaro che non è assolutamente possibile tornare ad un partito come quello deceduto oltre 25 anni fa: quand’anche ci fossero le motivazioni ideali, la ex-Dc come tale non troverebbe oggi alcuno spazio nella realtà politica fatto di tutt’altre prefigurazioni e di stimoli culturali lontani da quelli dell’immediato ultimo dopoguerra. Dunque, una riedizione non solo non sarebbe praticabile ma stenterebbe ad essere capita ed accolta.
Tuttavia il fermento in materia c’è, non tanto sul piano della presenza organizzata di un partito quanto nel dibattito sul come ritornare alle radici storico-culturali ed ideali di un mondo che non ha affatto concluso il suo itinerario di spinta sociale e di azione fra le filosofie e le “dottrine” che si stanno impancando e facendo proseliti.
C’è sì il bisogno di una riproposta che sappia anche di svolta nell’inquieta realtà delle parole al servizio delle idee. Occorre trovare un’ottica comune e sapiente su alcuni problemi decisivi nella condizione politica attuale, seguendo il Magistero della Chiesa e ponendone lo stile sotto gli occhi di tutti, di elettori o sostenitori dei partiti oggi imperanti. Certo è indispensabile superare le frammentazioni – che purtroppo continuano a caratterizzare lo spirito di parte del mondo cattolico, troppo spesso partigiano di idee considerate irrinunciabili e di fatto irrealizzabili e talvolta più strumentale che impegnato nel servizio autentico al bene comune –, occorre riprendere la lezione della sociologia cristiana ripercorrendo ad esempio le indicazioni forti di Papa Francesco (in materia di difesa e centralità della vita e dell’uomo, della società di servizio) e le illuminazioni provenienti dalle encicliche, è necessario imparare a camminare insieme senza altro scopo se non di vicinanza e solidarietà, riproporre i valori quali esercizio fondante della vita pubblica, ridiventare testimoni di pace e di comunità, evitare che le frustrazioni del tempo divengano motivo di lotta anziché di dialogo per andare oltre, reincontrarsi con la storia e l’attualità avendo un occhio critico cristiano e non accettare tutto e il suo contrario, abbandonare gli schematismi obsoleti e negativi, percorrere il cammino del Vangelo senza mai cadere nei sentimentalismi né nei clericalismi bensì operando sulla via del reciproco rispetto e del conseguente impegno ad essere solidali nell’amore vero non interessato, insomma vivere da cristiani la vita politica e sociale badando ai bisogni e all’intervento sulle sofferenze con l’ardore di chi si sente fratello e non un burocrate ideologo.
Tutto questo come? Certamente non dentro un partito ben identificato bensì dentro la realtà del tempo. La sfida per il cattolico in Politica va vissuta come contatto costante con l’uomo non attraverso le utopie o le pregiudiziali di un qualsiasi movimento ma con la granitica convinzione che si possa muovere positivamente ove le idee siano quelle del servizio al prossimo e non della autogratificazione, della disponibilità e non dell’interesse privato, della bellezza dell’accogliere anziché del rifiutare, del percorrere tutti insieme le vie che conducono al bene di tutti senza distinzioni di aree partitiche o di divisioni plateali quanto surreali. Dicendo no alla cattiva Politica sostenuta da mancanza di valori primari e gioiosamente coinvolgenti.
(*) direttore “Il Popolo Cattolico” (Treviglio)