Corresponsabilità
Tutti i laici, uomini e donne, sono coinvolti nella vita del popolo di Dio e nella missione evangelizzatrice e possono, devono assumere ruoli dirigenziali. In base a questo, dovremo maturare un nuovo modello di comunità. Si de-clericalizzano sempre più lo stile e la distribuzione dei compiti.
Recentemente il Santo Padre ha affidato a Paolo Ruffini, giornalista italiano, il compito di prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Altre volte il Papa aveva sorpreso nel nominare laici a ruoli che erano, per tradizione, affidati a membri della gerarchia, ma non a questo livello. Secondo la Lumen gentium e la Evangeli nuntiandi, lo specifico dei laici è nella dimensione secolare. Nella Gaudium et spes si dice espressamente: “Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna”.
Nella Evangeli nuntiandi (n.70) si legge: “I laici, che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione”.
Prima aveva detto: “Il loro compito primario e immediato non è l’istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale, che è il ruolo specifico dei Pastori”.
Continuava: “…è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo”. Tutto questo rimane. La scelta di Ruffini (nella foto con Papa Francesco) fa un passo oltre; c’è un’evoluzione nella consapevolezza della vocazione laicale. Lo specifico della vocazione dentro il secolo si integra in una responsabilità totale nella vita della Chiesa, cosa già espressa dalle dinamiche dei consigli pastorali nelle parrocchie e nelle diocesi. Pur avendo una struttura gerarchica, la Chiesa riconosce piena corresponsabilità ai laici, che sono la stragrande maggioranza. Notiamo nella Evangeli Gaudium (104) questa affermazione: “Nella Chiesa le funzioni non danno luogo alla superiorità degli uni sugli altri”. Poi aggiunge: “Di fatto una donna, Maria, è più importante dei vescovi”. E continua: “Qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa”. La missione di Maria apre spazi alla vocazione dei laici e determina una nuova comprensione della vita interna della Chiesa.
Seguendo questa logica tutti i laici, uomini e donne, sono coinvolti nella vita del popolo di Dio e nella missione evangelizzatrice e possono, devono assumere ruoli dirigenziali. In base a questo, dovremo maturare un nuovo modello di comunità. Si de-clericalizzano sempre più lo stile e la distribuzione dei compiti.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)