Braccianti

Gli schiavi del terzo millennio

Lo spettro del caporalato tocca da vicino, purtroppo, anche la provincia di Pavia. A confermarlo è stata un’operazione condotta a fine luglio dalla Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto di 12 persone e al sequestro di beni per 15 milioni di euro

Il mese di agosto del 2018 verrà tristemente ricordato per la tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova e per altri gravi fatti di cronaca, come la morte di 16 braccianti avvenuta in due incidenti stradali in provincia di Foggia. In entrambi i casi si trattava di migranti di origine africana, impegnati in queste settimane nelle raccolte stagionali in agricoltura, specialmente quelle di pomodoro. La loro vita, segnata da sofferenza e sacrificio, si è conclusa mentre viaggiavano, stipati come sardine, sui pullmini che li portavano nelle campagne. Su questi due fatti la magistratura ha avviato un’ indagine per caporalato.

Il premier Giuseppe Conte ha commentato che “dietro queste morti c’era un lavoro sfruttato e non c’era dignità: dobbiamo fare in modo che questo non accada più”. Ma lo spettro del caporalato tocca da vicino, purtroppo, anche la provincia di Pavia. A confermarlo è stata un’operazione condotta a fine luglio dalla Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto di 12 persone e al sequestro di beni per 15 milioni di euro: al centro dell’indagine c’era un sistema di cooperative illecite, in Oltrepò Pavese, con turni massacranti dettati la sera prima alle persone dai loro datori di lavoro.

“Fenomeni odiosi a cui è necessario porre freno”, ha sottolineato Mario Venditti, procuratore aggiunto di Pavia. “La priorità è tutelare il lavoro, saremo in prima linea”, ha garantito il prefetto Attilio Visconti. Solo il rispetto della legalità e controlli rigorosi eviteranno che la vergognosa pratica della schiavitù resti di attualità anche nel terzo millennio.

(*) direttore “Il Ticino” (Pavia)