Viaggio apostolico
Alla vigilia del viaggio del Papa in Sicilia, mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, spiega come la scelta di Francesco voglia “provocare negli animi delle persone un grande desiderio di cambiamento”. Serve una “conversione” che produca “scelte concrete” di inversione di rotta
“Scuotere gli animi della gente”, per avviare una “conversione” che si traduca in “concrete scelte di cambiamento”. È l’auspicio di mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, che descrive l’attesa della diocesi per la prima tappa del viaggio di Francesco in Sicilia.
Mancano ormai pochi giorni all’arrivo del Papa: come lo accoglierete?
L’attesa sta diventando ansimante. Questo grande dono, che la Provvidenza ha permesso alla diocesi di Piazza Armerina, sta dando alla gente le giuste coordinate per capire il valore altissimo che ha la visita di Papa Francesco in questo lembo di terra del Centro Sicilia. La diocesi di Piazza Armerina è simbolo di un territorio vasto che include anche le diocesi viciniori: tutte bisognose di
un radicale scuotimento.
Questa visita, per certi versi inusitata, mira a provocare negli animi delle persone un grande desiderio di cambiamento. Il coraggio di mettersi in gioco non è così scontato. Eppure nell’attesa della gente si scorge la voglia di superare le molteplici paure che nel tempo hanno segnato comportamenti inetti e pavidi. Si può dire che l’entusiasmo nasce da questa grande speranza: dalla consapevolezza che l’incontro con il Papa potrà mutare qualcosa nelle scelte di fondo. Ed è anche una certezza: Papa Francesco è testimone della paternità di Dio, cantore della misericordia divina a partire dalla quale s’infonderanno negli animi, docili e aperti, euforia, esaltazione, stupore. Più di tutto stupore: quell’apertura d’animo commisto a sorpresa che genera voglia di cambiamento, di rilancio e sfida per un territorio che si ama e che sovente, a causa di gravosi disagi economici, si tende ad abbandonare.
Il Papa ha scelto di iniziare il suo viaggio in Sicilia da Piazza Armerina. Perché secondo lei?
La scelta s’iscrive nella prospettiva primigenia che Papa Francesco ha dato al suo pontificato. Non bisogna infatti dimenticare quello che egli raccomanda nell’ Evangelii gaudium al n. 46: “La Chiesa ‘in uscita’ è una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada”. È quello che emerge con forza da questa decisione: egli è un pastore esemplare, che sul solco del discepolato cristiano, viene a confermarci sull’importanza di rinnovare la nostra scelta di Cristo e del vangelo.
Soltanto i gesti possono scuotere gli animi, resi introversi dalle variegate delusioni sia di natura sociale e politica, sia di natura culturale e religiosa. L’attenzione di Papa Francesco è già in sé stessa motivo di conversione per tutti noi. È da qui che bisogna cambiare: dal rinnovamento delle nostre relazioni, imparando ad essere più attenti, proprio come il Papa, alle periferie delle esistenze.
Sulle orme di Papa Francesco siamo pertanto invitati non soltanto a servire i poveri, facendo di questo servizio un precipuo impegno di testimonianza, ma anche a saper commisurare il cammino di fede con quanti faticano nell’incontrare il Signore.
Quale “fotografia” della sua diocesi scatterà di fronte al Santo Padre?
La diocesi di Piazza Armerina vive le contraddizioni che sono tipiche del meridione; ma quello che emerge con maggiore enfasi è un paradosso: il territorio si presenta ricco di risorse a diversi livelli, ma sottoposto ad un misterioso freno che non permette il coagulo delle iniziative, le quali, pur inaugurando splendidi inizi, tendono repentinamente ad abortire. È facile, in questi casi, attribuire la responsabilità ora a quanti hanno il compito di un buon governo, ora a coloro che, per motivi di mafia, agiscono con tornaconto personale, ora alla moltitudine di gente che, oppressa dalla disperazione, vive nella rassegnazione e acquiescenza.
Si auspica che la visita del Papa possa scuotere gli animi della gente, al punto da avviare concrete scelte di cambiamento, in particolare di quel cambiamento che riguarda il proprio stile di vita.
L’urgenza sta proprio qui: nell’accogliere docilmente quanto Papa Francesco dirà, facendolo programma di vita per un serio cambiamento di mentalità. Quello che occorre infatti è accettare di rieducarsi al senso civico e quindi al senso di relazioni genuine e aperte, superando quell’atteggiamento di sfiducia e sospetto che caratterizza il modo di vivere ordinario.
C’è un sogno nel suo cuore per sabato prossimo? Quali frutti si augura che il viaggio del Papa porti per Piazza Armerina, Palermo e tutta la Sicilia, a 25 anni dal martirio di padre Puglisi?
È il sogno di ogni pastore: l’unità della Chiesa, costituita da noi battezzati che hanno scelto il vangelo, una Chiesa che risplenda della bellezza del suo essere sposa di Cristo. E il segno di tale bellezza è, appunto, la comunione fraterna, a partire dai sacerdoti, diaconi, consacrati ai carissimi fedeli laici. Il mondo attende con ansia questa testimonianza. Ma sovente la nostra inettitudine contraddice questa dimensione sacramentale della Chiesa, lasciando che essa continui a depositare al suo interno quelle derive che inducono il mondo ad allontanarsi dal Regno di Dio. Siamo certi che la visita di Papa Francesco consentirà una feconda seminagione, e questo per due ragioni: a partire anzitutto dal fatto che le sue parole porteranno frutto copioso dal seme di un martire che ha contrastato il sistema mafioso con mitezza e umiltà; inoltre, dalla proposta stessa del Beato Puglisi, che diventa per noi sprone per un serio cambiamento, per
tornare ad investire nell’educazione,
affinché i giovani, che costituiscono la speranza di un’umanità nuova, ritrovino il gusto delle cose belle e genuine, nell’esemplarità di vita di quanti hanno scelto di seguire Gesù sulla strada della croce.