Pastorale

Nella Chiesa di oggi

Evitare inutili nostalgie, promuovere la fraternità tra presbiteri e nelle comunità, puntare a rispondere meglio alle domande di senso più che a questioni organizzative… Non si tratta di cercare soluzioni miracolistiche, ma di adeguare la pastorale alle esigenze di oggi, con le forze in campo.

foto SIR/Marco Calvarese

In queste settimane si avvicendano, con la solerte presenza del vescovo che ha provveduto alle nuove nomine, numerosi sacerdoti nelle nostre comunità parrocchiali. Si tratta, in genere, di “Unità pastorali”, dove più sacerdoti insieme sono chiamati a collaborare nel ministero pastorale. La strutturazione attuale, che praticamente porta a completamento un lavoro iniziato a suo tempo solo per alcune zone, risponde ad esigenze ormai imprescindibili. Ricordo che agli inizi degli “accorpamenti” tra parrocchie si cercava di motivarli quasi esclusivamente con la necessità della collaborazione pastorale glissando sulle cause più incombenti, che ora però si rivelano nella loro impellenza anche nella nostra diocesi, cioè la diminuzione del numero di sacerdoti e il calo precipitoso delle vocazioni. Questa, di fatto, è la realtà, e con essa occorre fare i conti. C’è anche chi ha fatto ricorso alla nota “legge di Kleiber” (anni ‘30 del 1900), relativa all’efficienza energetica di un qualsiasi organismo (piante, animali e, aggiungiamo noi, …società), la quale, aggiornata da altri studiosi (tra cui due dell’Università di Padova) sulla velocità variabile del metabolismo, spiega le esigenze e le evoluzioni degli organismi stessi. Ma si tratta di una constatazione anche empirica che si può applicare alla realtà delle nostre comunità: si può raggiungere maggiore efficienza sprecando meno risorse concentrandole…

Così si prospetta la “fusione” tra Comuni, l’accorpamento tra istituti scolastici e, appunto, l’aggregazione tra comunità parrocchiali. Nella nostra diocesi ormai quasi tutte sono in “unità pastorale”: nel vicariato di Chioggia le parrocchie ancora a sé stanti sono 3, mentre le due unità pastorali ne aggregano 8, nel vicariato di Sottomarina 1 da sola e 8 aggregate in 4 U.P., a Cavarzere 2 da sole e 14 unite in 5 U.P., per Loreo 1 da sola e ben 17 in 5 U.P., per Ca’ Venier 1 contro 14 aggregate in 4 U.P. Un’evidente riscrittura della geografia ecclesiale diocesana che ha necessarie implicazioni e sulla cui sperimentazione potrà giungere una sorta di bilancio al termine della Visita pastorale in corso. Della questione – che riguarda evidentemente molte se non tutte le diocesi italiane – hanno parlato anche i vescovi del Triveneto nella loro ultima riunione, durante la quale il patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale regionale, Francesco Moraglia, con sguardo complessivo auspicava comunque che tale situazione “ci aiuti a realizzare una nuova immagine di Chiesa non determinata solo dalle urgenze ma più corrispondente alle vocazioni e ai ministeri ecclesiali, soprattutto riscoprendo e valorizzando la dimensione battesimale e la comunità come soggetto pastorale”. Dal dialogo tra vescovi altri spunti preziosi: evitare inutili nostalgie, promuovere la fraternità tra presbiteri e nelle comunità, puntare a rispondere meglio alle domande di senso più che a questioni organizzative… Non si tratta di cercare soluzioni miracolistiche, ma di adeguare la pastorale alle esigenze di oggi, con le forze in campo.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)