Politica
Il debito pubblico non è una questione per specialisti. Non si tratta di argomenti da lasciare a chi si intende di numeri, di grafici, di iperbole, di macroeconomia e diavolerie similari. Riguarda tutti noi. Attiene a chi va a fare la spesa, a chi si ingegna per portare a casa uno stipendio, a chi cerca una prima occupazione, a chi pensa di potersi costruire un futuro
“Il tema del debito pubblico non è una fastidiosa questione per specialisti (come anche una certa visione tutta finanziaria dell’economia ha indotto a pensare), ma riguarda la vita concreta del Paese e in particolare il futuro che vogliamo consegnare alle giovani generazioni”. Prendo questa citazione da una nota del commentatore politico per l’agenzia Sir, Stefano De Martis.
Il tema è quello della manovra finanziaria proposta dal governo giallo-verde a guida Conte-Salvini-Di Maio, il nuovo triumvirato cui ci stiamo abituando da alcuni mesi. Lo show mostrato dal balcone di palazzo Chigi, a Roma, non è piaciuto a tutti. Il debito pubblico non è una questione per specialisti. Non si tratta di argomenti da lasciare a chi si intende di numeri, di grafici, di iperbole, di macroeconomia e diavolerie similari. Riguarda tutti noi. Attiene a chi va a fare la spesa, a chi si ingegna per portare a casa uno stipendio, a chi cerca una prima occupazione, a chi pensa di potersi costruire un futuro.
Perché mai i governi precedenti avrebbero dovuto rispettare certi parametri se poi l’attuale li può sforare come se nulla fosse? Questa domanda rimane inevasa, e non solo per gli specialisti. Se lo chiedono tutti. Dalla donna di casa al manager pubblico, dalla prof all’autista dell’autobus di linea. Perché finora tanti sacrifici, se invece si poteva ballare con serenità? A ricordare il ballo, mi viene in mente il Titanic.
Più vicino nel tempo, a sentire ricordare che quella appena varata è la manovra del popolo, accosto il populismo nostrano con quello che ho toccato con mano per dieci giorni in Venezuela. Ho visto che più d’uno ha paventato lo spettro di quel che accade alla nazione ora guidata da Maduro. Nella mia permanenza nel Paese sudamericano ho ascoltato e letto più volte la parola popolo utilizzata in maniera enfatica e retorica, a cominciare dal Ministerio del poder popular, con le conseguenze che descrivo nell’edizione cartacea di questa settimana del “Corriere Cesenate”.
“Le dichiarazioni e le dimostrazioni ripetute di non conoscere le leggi della matematica e della finanza sono più preoccupanti per i risparmiatori dei decimali di sforamento”. L’ha scritto sabato scorso su Avvenire l’economista Leonardo Becchetti che in chiusura del fondo dal titolo “I conti sbagliati”, ha aggiunto: “Il focus della comunicazione è stato spostato sulla guerra dei decimali e sulla manovra del popolo che eliminerebbe la povertà aumentando il deficit per finanziare la spesa corrente… Due sono le ipotesi dietro questa mossa gravemente sbagliata: ignoranza o voglia deliberata di andare allo scontro”. Davanti a questi scenari non c’è, purtroppo, da stare tranquilli.
(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)