Diario dal Sinodo/10
Ci sono delle menti che muovono il web e questa è la cosa che mi ha colpito e di cui forse dovremmo prendere più consapevolezza. Le notizie, anche solo di ricette, alcune volte sono storpiate, approssimative, inesatte… così è anche per tutto ciò che riguarda la religione, Dio e soprattutto la Chiesa. Se digiti: Chiesa cattolica Roma, su qualsiasi motore di ricerca ti escono notizie per lo più negative, se non fake news; non ti appaiono di certo le centinaia e migliaia di persone che spendono la loro vita per cambiare il mondo. Gli articoli o i servizi sugli scandali sappiamo che fanno molti più followers
Siamo quasi al termine della seconda settimana di Sinodo. Di certo il lavoro non manca, ma sono carica per questo nuovo giorno.
Mentre mi preparo per entrare nella sala dove si svolgono gli incontri, mi viene condivisa da alcuni miei amici, che stanno per iniziare il lavoro fuori, un’immagine con scritto: “Vi ricordo che alle 19h passa il parroco per la benedizione dell’account”.
Sorrido… Sì, perché per quanto possa sembrare divertente, in realtà questa frase porta con sé molta verità. Già nelle conferenze stampa in questi ultimi giorni si è parlato molto del mondo del web, ma la cosa che soprattutto mi ha colpita è stato il modo in cui è stato fatto.
“C’è un totalitarismo nuovo che è quello dell’anonimato nelle reti, che viene manipolato e genera ideologie in modo nascosto. Le prime vittime di questa forma inedita di totalitarismo sono proprio i giovani, alcuni dei quali arrivano perfino a suicidarsi in base alle istruzioni in rete”.
Così mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea, definisce quella parte della rete che lavora silenziosamente per formare o deformare mente e cuore secondo un modello che non rispetta in totalità la persona. Siamo sempre o quasi presi “a pezzi”; le cose vengono dette a metà, i temi sono trattati parzialmente.
Questo è lo specchio di una realtà del nostro essere giovani oggi. Gli account diventano sempre più un alter ego nella nostra vita e in quella di molta gente. Ci sono app social veramente di tutti i tipi, dove non si tiene per sé nessuna sfumatura della propria vita. Gli account diventano parte di noi. Noi ragazzi rischiamo di passare ore e ore davanti ad essi.
Se ho bisogno di qualcosa o di qualcuno, dove posso trovarlo? Mi verrebbe da dire: nel web. Un padre sinodale ha parlato di “Dio-google”. Dio era appunto con la “d” maiuscola proprio perché i motori di ricerca sembrano essere diventati la risposta a tutto. Oggi si fa così: non so una strada? La cerco su internet; voglio ritrovare una persona? La cerco su qualche social; non so un termine o una storia? È tutto a portata di clic! Se ho bisogno di qualcosa o di qualcuno li trovo in rete perché è il mezzo più facile.
Ci sono delle menti che muovono il web e questa è la cosa che mi ha colpito e di cui forse dovremmo prendere più consapevolezza. Le notizie, anche solo di ricette, alcune volte sono storpiate, approssimative, inesatte… così è anche per tutto ciò che riguarda la religione, Dio e soprattutto la Chiesa. Se digiti: Chiesa cattolica Roma, su qualsiasi motore di ricerca ti escono notizie per lo più negative, se non fake news; non ti appaiono di certo le centinaia e migliaia di persone che spendono la loro vita per cambiare il mondo. Gli articoli o i servizi sugli scandali sappiamo che fanno molti più followers.
Questo potere virtuale forma e deforma tanti giovani in ricerca, perché è facile da usare, immediato, non costa fatica, lo fai da casa… Mi sono chiesta cosa fare in tutto ciò. Tante conoscenze false o non completamente vere condizionano la vita e la visione che puoi avere di una persona o di un’istituzione. Si crea allora quello che è stato chiamato: il populismo; in termini cristiani parleremo delle folle: oggi stanno dalla parte di Dio ed il giorno dopo uccidono lo stesso Dio che acclamavano poche ore prima.
Come parlare dunque alle folle virtuali? Come diffondere notizie che formano, che danno uno sguardo integrale della vita e di quanto succede? Se ripenso al Vangelo Gesù amava gli incontri personali, ma ha speso anche molto tempo parlando alle folle.
Noi giovani dobbiamo dire la nostra, dobbiamo abitare gli spazi di queste folle proprio come quel pezzettino di lievito che fa fermentare tutta la pasta. Già alcuni di noi si sono messi in moto dando vita a siti, blog e stando presenti nei vari social come annunciatori di Gioia. Ci siamo impegnati nelle Happy News, ma dovremmo farlo ancora di più. D’altronde, se dovessi tradurre il termine Vangelo in maniera contemporanea, non direi Buona Notizia, ma parlerei di Happy News.
La folla deve condurre all’incontro personale, così come il web diffondere una notizia che spinga ciascuno ad uscire da se stesso e cambiare la propria vita, il mondo. Allora la persona che tesse relazioni e non si isola non può più essere manipolata e può scoprire la notizia più sconcertante che abbia mai sentito o letto: sei chiamato alla gioia, e alla gioia piena!