2 novembre
E’ cominciata con un momento privato al Giardino degli angeli” dei bambini non nati la prima visita del Papa al Cimitero Laurentino di Roma, seguita dalla Messa in suffragio dei fedeli defunti. Memoria, speranza, e il “navigatore” delle Beatitudine i temi dell’omelia pronunciata interamente a braccio.
Una passeggiata silenziosa tra le piccole tombe, omaggiate con mazzi di rose bianche. A fare da eco, intorno, il silenzio raccolto dei 2.000 fedeli che lo hanno atteso nell’area attrezzata per la Messa. È cominciata con la visita privata al “Giardino degli angeli”, dove sono sepolti i bambini non nati, la prima visita del Papa al Cimitero Laurentino di Roma, per il tradizionale omaggio ai defunti del 2 novembre. Francesco è arrivato al Km 13, 500 di Via Laurentina poco dopo le 15,30, e subito si è recato a piedi, per una passeggiata silenziosa e la deposizione di due mazzi di rose bianche, nella prima fila e nella seconda fila delle tombe dei piccoli che non hanno potuto vedere la luce, sepolti nella terra, con piccole croci bianche adornate di girandole, peluche, orsacchiotti ed altri oggetti personali. Dopo essersi raccolto in preghiera qualche minuto, al riparo dalle telecamere, Francesco ha attraversato la strada e, dall’altro lato, ha deposto un altro mazzo di rose bianche, simbolicamente, su una delle tombe dalle croci e lapidi un po’ più grandi, per segnalare il luogo del terzo cimitero romano per grandezza – sugli undici della Capitale – dove sono sepolti i bambini venuti alla luce, che hanno potuto trascorrere almeno un po’ di tempo su questa terra.
Il Papa è stato accolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis, dal vescovo ausiliare per il settore Sud Paolo Lojudice e dal cappellano della cappella cimiteriale Gesù Risorto, mons. Claudio Palma. Presente anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Il cimitero Laurentino, che si trova a Trigoria, è stato consacrato il 9 marzo 2002 dall’allora cardinale vicario Camillo Ruini. Quella del Papa è la sesta visita ad un cimitero romano, che ha visitato tre volte il Verano e una volta Primaporta. Il 2 novembre scorso ha scelto il cimitero militare di Nettuno. Al ritorno in Vaticano, Papa Francesco si è recato nelle Grotte della basilica di S. Pietro per un momento di preghiera, in privato, per i Pontefici defunti.
“Memoria, speranza”, e le Beatitudini come “luci” e “navigatore” per “non sbagliare il cammino”.
Su queste tre “dimensioni della vita” si è incentrata l’omelia della messa, pronunciata interamente a braccio, quasi sussurrata, e durata circa 7 minuti. “La liturgia di oggi è realistica e concreta”, ha esordito Francesco: “Ci inquadra nelle tre dimensioni della vita, che anche i bambini capiscono: il passato, il futuro, il presente”. “Oggi è un giorno di memoria – passato – un giorno per ricordare coloro che hanno camminato prima di noi, che ci hanno accompagnato, ci hanno dato la vita”, ha spiegato il Papa a proposito della festività del 2 novembre: “Ricordare, fare memoria. E la memoria è quello che fa forte un popolo, perché si sente radicato in un cammino, in una storia, in un popolo. La memoria ci fa capire che non siamo soli: siamo un popolo, un popolo che ha una storia, che ha un passato, che ha un futuro. Memoria di tanti che hanno condiviso con noi un cammino”.
“Non è facile fare memoria”, ha ammesso Francesco: “Tante volte siamo affaticati nel tornare indietro e pensare a cosa è successo nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio popolo. Oggi è giorno di memoria che ci porta alle radici, alle mie radici, alle radici della mia famiglia, del mio popolo. Oggi è un giorno di speranza”.
“Ci aspetta la bellezza”,
ha esclamato sulla scorta della seconda lettura, che ci parla di “cielo nuovo, terra nuova”, della “santa città Gerusalemme”, che con una “bella immagine” si vede “scendere dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”. “Memoria e speranza”, ha proseguito il Papa: “Speranza di incontrarci, di arrivare dove c’è l’amore che ci ha creato, che ci aspetta, l’amore di Padre”. “E fra memoria e speranza c’è la terza dimensione: quella della strada che dobbiamo fare e che facciamo”, ha detto Francesco per introdurre la terza dimensione:
“E come fare strada senza sbagliare, quali sono le luci che mi aiuteranno a non sbagliare strada, qual è il navigatore che lo stesso Dio ci ha dato per non sbagliare strada? Sono le beatitudini, che nel Vangelo Gesù ci ha insegnato. Queste beatitudini – mitezza, povertà di spirito, giustizia, misericordia, purezza di cuore – sono le luci che ci accompagnano per non sbagliare strada. Questo è il nostro presente”.
“Questo cimitero sono le tre dimensioni della vita”, ha concluso il Papa: “Chiediamo oggi al Signore che ci dia la grazia di mai perdere la memoria, mai nascondere la memoria – di persone, famiglie, popolo – e ci dia la grazia della speranza: saper sperare, guardare l’orizzonte, non rimanere chiusi davanti a un muro – e ci dia la grazia di capire quali sono le luci che ci accompagneranno sulla strada, per non sbagliare e così arrivare dove ci aspettano con tanto amore”.