Cristiani perseguitati
“Assolvere Asia Bibi è un segnale ma bisogna essere cauti, far spegnere prima il fuoco e poi dire che è libera. La sua liberazione potrebbe aiutare anche altre mille persone che sono in carcere per motivi simili” anche se “ora non è il momento di abolire la legge sulla blasfemia. Però possono indebolirla”. A parlare è il giornalista Ejaz Ahmad, mentre in Pakistan la situazione è ancora tesa, tra arresti e proteste per impedire la scarcerazione della donna cristiana che era stata condannata a morte per blasfemia
Dopo la sentenza di assoluzione di Asia Bibi la situazione in Pakistan è ancora tesa. In queste ore sono state arrestate centinaia di persone dopo le proteste violente dei giorni scorsi per impedire il rilascio della donna cristiana, madre di 5 figli, assolta dalla Corte suprema dall’accusa di blasfemia, per la quale era stata condannata alla pena di morte nel 2010. Il gruppo islamista Tehreek-Labbaik Pakistan (Tlp) ha paralizzato il Pakistan per tre giorni, poi il governo ha accettato di non opporsi a una petizione con la quale si richiedeva la revisione della sentenza. Asia Bibi è ancora in carcere, il marito ha lanciato un appello per chiedere asilo ai governi di Usa, Canada e Gran Bretagna e l’avvocato Saif Ul Malook è stato costretto a fuggire in Europa per le minacce ricevute. Il giudice della Corte suprema che ha emesso una sentenza citando Shakespeare e Rumi è ancora in Pakistan, protetto dai militari. “Fanno bene a lasciare il Paese”, osserva al Sir il giornalista Ejaz Ahmad, direttore della rivista “Azad” dei pakistani in Italia, aiutandoci a capire il contesto.
Asia Bibi e legge sulla blasfemia: c’è ancora tanto odio in Pakistan da parte degli estremisti?
Prima di tutto dobbiamo ricordare che gli estremisti in Pakistan non vincono le elezioni. Le ultime sono state vinte da Imran Khan, un calciatore, una persona moderna e moderata. Però
quando si tocca il tema dell’abolizione della legge sulla blasfemia il gioco si fa pericoloso. Meglio andare a piccoli passi, altrimenti si rischia la vita.
Il punto è capire quanto è forte il partito politico Tehreek-e-Pakistan Labbaik (tradotto: “Io ci sto”), che ha parecchio consenso e molti seggi in Parlamento. È guidato da Khadim Hussain Rizvi, un personaggio carismatico. Il giorno in cui è stato reso noto il risultato della sentenza il governo ha sospeso il suo account Twitter ma non è stato sufficiente. È un movimento molto grande, militarizzato. I membri sono pronti a dare la propria vita e ad uccidere.
È quindi molto prematuro chiedere una abolizione della legge sulla blasfemia?
In questa situazione sia l’esercito, sia il governo attuale,
non possono abolire la legge sulla blasfemia, però possono indebolirla.
Anche il precedente governo aveva fatto un passo, stabilendo una regola sulle testimonianze degli accusatori. Da allora gli arresti per quel tipo di reato sono molto diminuiti. Bisognerebbe fare leggi intelligenti per diminuire il potere di questo movimento. Ma non è facile abolire la legge.
L’opinione pubblica pakistana come ha accolto la notizia della sentenza?
L’opinione pubblica pakistana non ha dato tanta rilevanza a questa notizia anche perché la maggioranza della popolazione è moderata. Però ci sono quelli con barba e turbanti che fanno manifestazioni e tengono ancora un po’ sotto scacco il governo. Questi partiti negli ultimi 30 anni sono diventati veri e propri eserciti: hanno le armi, l’appoggio dei talebani, uccidono, rapiscono le persone.
Come Asia Bibi tante altre persone sono in carcere per motivi simili…
Sì, ci sono almeno 1.000 persone in carcere a causa di questa legge, io li considero tutti innocenti.
La decisione del primo ministro di favorire l’assoluzione di Asia Bibi è un gesto di grandissimo coraggio perché rischia di essere ucciso, insieme al giudice e all’avvocato. La cosa importante di questa sentenza non è solo il rilascio di Asia Bibi ma far diventare eroi due personaggi come il ministro delle minoranze religiose Shahbaz Bhatti e il governatore del Punjab Salman Taseer che nel 2011 sono morti per lei.
La sentenza è un passo in avanti che dà speranza per il futuro del Paese o è dannosa per la pace?
È un passo in avanti. Il gesto è stato fatto quando le forze fondamentaliste sono diminuite. Prima erano diverse organizzazioni religiose ora è rimasto solo il partito Tehreek-e-Pakistan Labbaik a portare avanti questa battaglia.
Assolvere Asia Bibi è un segnale ma bisogna essere cauti, far spegnere prima il fuoco
e poi dire che è libera. Penso che la sua liberazione potrebbe aiutare anche altre mille persone che sono in carcere per motivi simili.
Nel frattempo sono state arrestate molte persone dopo le proteste contro il rilascio di Asia Bibi.
Le notizie di oggi dicono 1.800 arresti. Lo Stato li aveva rilasciati poi è arrivato l’ordine di catturarli di nuovo e ora la polizia li sta cercando. Sono stati arrestati perché hanno infranto la legge sulla sicurezza nazionale ma se li lasciano liberi è rischioso perché sono gli stessi che avevano occupato per tre mesi Islamabad.
Come si esce da questa impasse che tiene Asia Bibi ancora in carcere?
Meglio dire che sta in carcere e farla uscire magari tra un mese, quando la tensione si sarà alleggerita.
Una strategia alla pakistana.
Ricordiamo la vicenda delle vignette sataniche: all’epoca dissi all’ambasciatore danese che, certo, la libertà di pensiero è importante ma in questi Paesi si vanno a toccare equilibri delicati. C’è gente che vive in trincea, compresi 3 milioni di cristiani.
La libertà di parola non è sempre intelligente. Meglio far passare prima il pericolo.