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“La corruzione è il primo linguaggio delle mafie. C’è un’idea ancora molto arretrata di cosa sia la mafia e della sua presenza nei territori. Per questo bisogna informare e formare, perché l’azione delle mafie si attua corrompendo la società. Ancora oggi la corruzione e le mafie sono fenomeni percepiti come lontani, e non se ne comprende la natura. Dobbiamo, invece, imparare a riconoscerle meglio: non è soltanto un fatto di mazzette, ma riguarda tanti aspetti della nostra vita. Pensiamo alla sanità o ai concorsi degli enti pubblici”. Lo afferma il filosofo Vittorio V. Alberti all’indomani della Giornata internazionale della corruzione, citando il rapporto di Transparency international Italia e di Liberaidee: “Quando parliamo di legalità non dobbiamo farne un idolo. Piuttosto, dobbiamo capire come sono fatte le norme: se sono fatte bene e sono chiare, allora la corruzione fatica ad avanzare; se sono farraginose e staccate dalle necessità del cittadino, invece, si arriva di fatto a una azione antidemocratica entro la quale il crimine si annida con maggiore facilità”. “La percezione della presenza delle corruzione è molto bassa nei Paesi dove ci sono conflitti e il livello di democrazia è basso”, conclude Alberti: “Più aumenta la dittatura, più aumenta la mancanza di libertà e più c’è corruzione. La corruzione trionfa dove non ci sono libertà e giustizia. Più c’è tirannia, più c’è corruzione. Non è vero che un potere unico possa governare questi fenomeni”.