Manovra 2019
Bonus, agevolazioni e incentivi a sostegno della maternità e della famiglia. Li prevede la manovra finanziaria 2019 ma per Gigi de Palo, presidente Forum associazioni familiari, sono insufficienti per invertire l’inverno demografico che colpisce il nostro Paese. Mentre continua il dialogo con le istituzioni, De Palo avverte: “Le risposte strutturali possono essere solo due: o un fisco che tenga conto dei carichi familiari o un assegno mensile per ogni figlio da 0 a 26 anni”
“I bonus non bastano. Le famiglie chiedono riforme strutturali”. Non usa giri di parole il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo, al quale abbiamo chiesto di fare il punto sulle misure a sostegno di maternità e famiglia contenute nella Legge di bilancio 2019 varata a fine dicembre dal Parlamento.
“In una manovra di 31 miliardi di euro, alla famiglia viene destinato solo mezzo miliardo, meno di un sessantesimo”,
premette. “Alcune misure sono state confermate – spiega -; ci sono state alcune migliorie e un cambiamento di linguaggio. Finalmente si parla di natalità in modo chiaro ma
è mancato il coraggio di fare riforme strutturali.
Purtroppo si continua a perpetrare la logica del bonus con la quale non si va da nessuna parte”. Di fronte all’allarme natalità “lanciato dall’Istat, secondo il quale nel nostro Paese gli ottantenni superano i neonati, con le gravi conseguenze che ne deriveranno nel breve periodo” – avverte -,
“in Italia mettere al mondo un figlio rimane una delle prime cause di povertà”
mentre “per non essere licenziate molte donne sono ancora costrette a nascondere il pancione”. Facendo un confronto con l’andamento delle nascite degli anni precedenti, il presidente del Forum ne evidenzia il progressivo calo, a dimostrazione che
“i bonus si sono dimostrati inefficaci per far ripartire la natalità”.
Inoltre, aggiunge, “sono difficili da esigere per la complessità delle procedure richieste, tanto che molti vi rinunciano. Alla famiglia bisogna semplificare la vita, non complicarla”.
Tra i segnali di attenzione del governo giallo-verde, evidenzia il presidente del Forum, “il rifinanziamento di 100 milioni, su nostra sollecitazione, del fondo per le politiche familiari istituito nel 2007, allora pari a 250 milioni, ridotti progressivamente all’osso fino a 4 milioni”. “Ma 100 milioni sono nulla”, osserva definendo “pari a nulla anche il milione previsto per la Carta famiglia per la quale”, aggiunge,
“non è giusto averne escluso dall’accesso le famiglie immigrate regolari”.
Per De Palo, il grosso della manovra si è concentrato sulle pensioni con quota 100 e sul reddito di cittadinanza per i quali, “in base alle promesse elettorali, i soldi sono stati trovati”. Nonostante qualcuno affermi il contrario, il presidente del Forum precisa che il reddito di cittadinanza non ha nulla a che fare con la famiglia. “Non si tratta di politiche familiari ma assistenzialiste. Potremmo rivedere la nostra posizione qualora si riuscisse a calibrarlo con maggiore equità in base ai carichi familiari. C’è ancora un po’ di margine e a questo stiamo lavorando”. E assicura:
“Continueremo a essere un pungolo, non polemico, ma costruttivo e dialogante, con il governo Conte
al quale chiediamo di ragionare in termini di lungo periodo, anche se ci rendiamo conto che l’instabilità politica e la scarsa durata degli esecutivi non aiutano. E questo non solo per il pacchetto famiglia ma anche per le altre necessarie riforme in materia di economia e di lavoro”. Per De Palo è
urgente un patto per la natalità che metta tutti intorno a un tavolo.
Quali allora, secondo il Forum, gli interventi strutturali necessari?
“Da tempo – la replica del presidente – chiediamo una riforma fiscale che tenga contro dei carichi familiari, il cosiddetto fattore famiglia, ma ci siamo resi conto che in questa fase è di fatto poco comprensibile sia per i cittadini sia per la politica”.
Pertanto, “sulla scorta di quanto si verifica in diversi Paesi europei, chiediamo, in alternativa al fattore famiglia, di ragionare sull’eventualità di
un assegno mensile per ogni figlio da zero a 26 anni.
Dobbiamo fare un salto di qualità – conclude – andando oltre l’Isee che si è rivelato iniquo e ingiusto perché non tiene conto in maniera seria della composizione familiare. I figli sono un bene comune. Per questo è urgente un progetto di futuro che faccia sentire alle famiglie l’attenzione, la fiducia e la volontà dello Stato di investire su di loro. Stiamo ancora aspettando che arrivi l’anno della famiglia. Ogni anno è il prossimo”.